Scrivo questo Spiraglio perché sento la necessità di fare chiarezza sulla Legge dello Specchio: essa non serve per incolpare gli altri, bensì per riconoscere in noi stessi in quali settori ed aspetti della vita è necessario operare una trasformazione
Secondo la Legge dello Specchio, ciò che percepiamo negli altri e nel mondo che ci circonda, in qualche modo (ed il modo è spesso un mistero da svelare, tieni a mente da subito questo punto…) rappresenta parti di noi stessi.
Il punto fondamentale, però, è che la Legge dello Specchio si usa, appunto, per conoscere e migliorare noi stessi, mai per accusare gli altri di agire in un determinato modo a causa di qualche “specchio”, cioè di qualcosa che loro proiettano sulla realtà esteriore.
So che l’argomento non è semplice e si presta a fraintendimenti, quindi facciamo un passo indietro.
Qualche chiarimento sulla Legge dello Specchio
Questo importante principio indica che ciò che percepisci fuori di te (situazioni che vivi, persone che frequenti, ciò che ti accade…) in qualche modo rispecchia parti interiori che ti appartengono e ti definiscono.
Dato che tutto nell’Universo è interconnesso, dato che tutto è energia, allora ciò che si manifesta nella tua percezione, ha a che fare con te.
Leggere correttamente gli specchi che si presentano nella tua vita, ti aiuta a ricavare importanti lezioni evolutive.
Non mi dilungherò oltre perché ho già dedicato un intero Spiraglio a questo principio metafisico.
Se hai bisogno di ulteriori chiarimenti, ti suggerisco di leggerlo qui: La legge dello specchio – Che cos’è e come funziona.
Perché non puoi usare la Legge dello specchio per incolpare gli altri (l’esempio del rapinatore)
La ragione è semplice e, al contempo, estremamente complessa e difficilmente afferrabile a livello mentale, quindi, ti chiedo di concentrarti.
Cerchiamo di capirlo con un esempio diretto: ammettiamo, per assurdo, che tu decida di uscire per strada a rapinare i passanti. Nel momento in cui ti viene chiesto di rendere atto di ciò che hai fatto, ti giustifichi dicendo: “sono stati rapinati, dunque la rapina subita deve essere uno specchio di qualcosa di loro stessi”.
L’esempio è banale, lo so. Eppure funziona.
E, guarda, in un certo senso (ma non ci è dato saperlo) potrebbe essere anche vero: se quelle persone si trovavano lì a subire una rapina, beh, è probabile che ciò non sia accaduto per caso.
Eppure, questo spiega il loro ruolo nella vicenda ma di certo non assolve te, che sei niente poco di meno che il rapinatore!
Mi spiego?
Se la Legge dello specchio si potesse usare così, come una sorta di jolly, di carta da gettare sul tavolo della disputa per auto-giustificare se stessi, sarebbe una vera e propria tragedia.
Ma, per fortuna, lo scopo di questo principio, è da me stesso e verso me stesso: sono io che lo uso per capire cosa significano le cose che gli altri fanno a me, ma mai può essere usato al contrario, per giustificare qualcosa che ho commesso.
Perché? Proprio per l’esempio che ti ho appena portato, che se non fosse chiaro ti invito a rileggere attentamente e a meditarci sopra.
Passiamo quindi al secondo motivo per cui la legge dello specchio non può essere usata “contro gli altri”, ma prima voglio chiederti una cosa: ti sta piacendo questo post? Se si ti chiedo solo un istante del tuo tempo: dai un mi piace alla nostra pagina Facebook: ci aiuti a crescere e rimarrai in contatto con le nostre pubblicazioni!
Lo specchio, come l’inconscio, parla attraverso i simboli
I principi spirituali non si possono interpretare in modo letterale.
Ovvero, una volta che apprendiamo un principio nuovo non possiamo applicarvi una logica vecchia, frutto del cattivo funzionamento a cui è abituata la nostra mente, altrimenti termineremo combinando enormi pasticci. Veri e proprio pasticci spirituali.
Non sempre se vengo derubato significa che sono un ladro. Questa è una visione superficiale, approssimativa e fuorviante della Legge dello Specchio.
Per essere più precisi: in teoria potrebbe essere anche così, ma questo non sarebbe che un caso molto particolare e specifico. I motivi per cui puoi venir derubato sono i più svariati: forse stai manifestando troppo attaccamento al denaro, ed ecco che la realtà esterna, collassa quanticamente nella figura del ladro, per riportare equilibrio nell’energia.
Oppure, una parte di te (inconscia) desidera liberarsi del superfluo, ed ecco che la realtà, sincronicamente, fa apparire una figura che, seppur con modalità discutibili, ti priva di ciò che tu stesso inconsciamente ti vuoi privare.
Oppure, ancora: magari stai privando te stesso di qualcosa e a quel punto la realtà ti mostra simbolicamente questa tua condizione esistenziale, per aiutarti a prenderne coscienza.
Tutti questi che ho elencato possono essere esempi di specchi (interiori) che (esteriormente) generano l’atto del furto che subisci.
Come vedi, essi non sono di immediata interpretazione. Per comprendere a fondo il significato di uno specchio sono necessari talvolta mesi se non anni di studio e lavoro su di sé; ciò dimostra quanto sia inopportuno e spiacevole che il primo “esperto di turno” di passaggio, si improvvisi come interprete degli specchi altrui: finirà inevitabilmente facendo affermazioni prive di fondamento.
C’è poi una terza ragione per la quale non ci è permesso usare la Legge dello Specchio contro gli altri.
Giovanni Falcone, Nelson Mandela ed il Mahatma Gandhi
Per esprimere meglio questo concetto voglio farti l’esempio del magistrato Giovanni Falcone, da tutti conosciuto e ricordato per il suo impegno nella lotta contro la mafia.
Se la Legge dello Specchio si limitasse a ricordarci che, ogni volta che esprimiamo la nostra contrarietà a qualcuno o qualcosa, stiamo proiettando qualcosa di nostro, si giungerebbe a questo paradosso: i mafiosi contro cui Falcone lottava erano, in realtà “aspetti di se stesso” che ancora non aveva risolto e su cui doveva lavorare.
Ci rendiamo conto dell’assurdità di ciò?
Seguendo lo stesso filo di ragionamento, l’impegno di Nelson Mandela per porre fine all’apartheid che divideva il sud Africa, rappresenterebbe la proiezione di parti di sé che egli non avrebbe voluto affrontare.
E se parliamo del grande Gandhi e della sua lotta per l’indipendenza dell’India, potremmo avanzare l’ipotesi che gli inglesi che la opprimevano fossero lo specchio di aspetti che il Mahatma doveva risolvere e armonizzare in se stesso.
So che alcuni di voi si stanno ribaltando sulla sedia leggendo questi esempi e me ne rallegro: chissà che il mio lavoro di fantasia non serva a chiarire una volta per tutte i clamorosi abbagli a cui può portare un uso improprio di questo principio.
Ma che cos’è che non funziona nei tre esempi di cui sopra?
Quando esprimiamo la nostra contrarietà ad una situazione o ad un comportamento, ciò non significa necessariamente che essa rappresenta lo specchio di qualcosa che non va in noi.
Ciò avviene se e solo se manifestiamo disarmonia in relazione al fenomeno che vogliamo di cambiare.
Mi spiego meglio: anche se nessuno di noi ha mai conosciuto Gandhi di persona, possiamo (immagino) concordare sul fatto che fosse una persona profondamente pacifica ed interiormente equilibrata rispetto ai valori in cui credeva.
L’impegno per la libertà suo paese, quindi, può essere ascritto ad un’azione di servizio collettivo svolto nei confronti del suo popolo e dell’umanità intera. La sua lotta non violenta era espressione di grandi principi di giustizia universale e non certo di un disagio personale.
Prendiamo invece un attivista per i diritti degli animali.
Se la sua lotta è carica di rancore, indagando meglio, potremo scoprire che, nella sua infanzia, egli abbia subito una serie di traumi e soprusi in famiglia. Ecco che la sua lotta odierna risente fortemente del suo vissuto e, in tal senso, ne è uno specchio.
Prendiamo però ora la situazione di un altro attivista: si impegna per la stessa causa ma non odia nessuno, lo fa servendo un ideale che sente, nel proprio cuore, essere giusto ed elevato. Il tal caso, non ci sarà alcuno “specchio disarmonico” che lo spinge a difendere gli animali; anzi, se di specchio si tratta, allora il suo impegno rifletterà in modo luminoso la sua visione del futuro, un mondo senza violenza e crudeltà verso gli animali.
Sarà quindi uno specchio…lo specchio di una visione armonica ed equilibrata di un futuro spirituale.
Come applicare correttamente la Legge dello Specchio
Lo possiamo fare seguendo i 5 principi che sono elencati nella figura qui sotto:
E questo è tutto!
E se ti capiterà che qualcuno ti dica che stai proiettando su di lui qualcosa di tuo, che stai usando un tuo specchio…beh…potrai sempre inviargli questo articolo.
Che, se ti è piaciuto, ti chiediamo di condividerlo usando i pulsanti che troverai in fondo all’articolo.
E se vuoi proseguire la lettura, eccoti due Spiragli a tema:
il primo dell’autore Simone Tirelli: “Specchio riflesso – Chi lo dice sa di esserlo” – interpretazione esoterica
il secondo del sottoscritto: Che tu creda di farcela o meno, avrai comunque ragione
Grazie e arrivederci al prossimo Spiraglio
Elvio Rocchi
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