Caro amico, o cara amica,
benvenuto, o benvenuta, a questo nuovo Spiraglio dedicato a 7 falsi miti da sfatare sulle relazioni.
Se non hai letto la prima puntata, la trovi qui:
👉 Sette Falsi Miti sulle Relazioni da Sfatare
Proseguiamo nel nostro viaggio, con un punto che, ad alcuni, sembra incredibile ma che, ti assicuro, esiste eccome.
La “Relazione Immaginaria“
C’è chi ritiene “spirituale” portare avanti una sorta di relazione immaginaria con qualcuno che, di fatto, non c’è.
Questo comportamento, al posto di essere segnalato come dannoso e tossico, viene persino incoraggiato da tutta una serie di “guru”, più o meno improvvisati, del web.
Costoro incitano a sopportare i tormenti dell’assenza nel nome, appunto, di un impalpabile e indimostrabile “rapporto sottile” che, a detta loro, legherebbe alcune persone ad altre.
Anche questa convinzione, purtroppo, porta a enormi sofferenze e, dunque, prima si riesce a sfatarla, e meglio sarà.
Si tratta, infatti, semplicemente di un’illusione.
Ma non può esserci qualcosa di vero?
La risposta è sì e no.
Da un lato, infatti, amo spesso ricordare un aforisma di Einstein secondo cui:
“non tutto ciò che si può contare conta, e non tutto ciò che conta si può contare”.
Come dire: non esiste solo la realtà materiale, ma anche una realtà estesa che non può essere percepita con i sensi ordinari.
E fin qui ci siamo. Questo, qui su Spiragli di Luce, è il nostro pane quotidiano.
Attenzione, però. Il fatto che esista anche qualcosa che va al di là di ciò che vedi, o senti, non significa che questo qualcosa possa sostituire la realtà materiale che, incarnandoti, sei chiamato a vivere.
Ancora di più se si parla di relazioni.
Una relazione ha bisogno anche di concretezza e di presenza.
Se pensi che sia soddisfacente vivere una relazione (cito testualmente da cosa che mi sono state dette) “sul piano astrale” o “in sogno”, beh, a me viene da ricordarti che hai scelto di essere qui per sperimentare la vita di tutti i giorni e, anche in quella forma di amore autentico chiamato quotidianità.
E guarda, io sono il primo ad aver percepito, in passato, quella sorta di struggente malinconica e apparentemente splendida bellezza del fantasticare su una relazione più percepita che vissuta nel mondo materiale ma…
…è proprio per questo, che scrivo questo Spiraglio.
Perché a un certo punto ho aperto gli occhi su quanto mi stessi prendendo in giro.
E su quanto la sfida, la vera sfida, ma anche l’appagamento, il vero appagamento fosse scegliere di esserci.
Scegliere di esserci, per l’altro, e permettergli, o permetterle, di essere presente nella tua vita, ogni giorno, ogni istante…beh…questa è la più elevata iniziazione che ci è dato vivere in qeusta vita
6 – Impedimenti oggettivi che diventano segni di risveglio
Proseguendo nella variegata letteratura di ciò che viene venduto come spirituale – e che con la spiritualità e la crescita personale non ha nulla a che fare – troviamo, appunto, il far passare difficoltà oggettive per segnali animici o benedizioni divine.
Tra gli esempi tipici troviamo:
🔵 La differenza di età
🔵 Il fatto di vivere lontani, talvolta persino in paesi diversi
🔵 Il fatto di essersi incarnati in epoche storiche diverse
🔵 Essere sposati o impegnati con un’altra persona
🔵 Appartenere a classi sociali distinte
🔵 Appartenere a religioni distinte
Qui, voglio tornare su un’esperienza personale, che ti ho accennato nella prima puntata.
Ho vissuto una relazione, a dir poco tormentata con una ragazza che aveva una decina d’anni meno di me. Dunque, punto uno, presente!
Inoltre, sempre lei, viveva in un altro paese e, anzi, in un altro continente. E anche al punto due sono presente!
Infine, finita la nostra relazione, lei si mise con un’altro. Ed ecco che pure il punto quattro, ce l’ho.
Come vedi, anche se come religione c’eravamo e, come classe sociale, beh, più o meno, di ingredienti di questa “ricetta di evoluzione personale”, ce n’erano un bel po’.
Il problema è che tutti questi, in realtà, non erano affatto “segni” di un bel niente ma solo, appunto, impedimenti oggettivi che, ahimé, finché lasciamo il timone della nostra vita alla nostra parte ferita e bambina, vengono, da essa, idealizzati.
Ed è proprio qui che arriva un distinguo fondamentale.
Perché, in effetti, quel rapporto, problemi inclusi, mi fecero crescere tantissimo.
Vero e indiscutibile.
E se mi fecero crescere…
– e lo dico perché potrebbe essere proprio quello che sta accadendo a te –
…è perché andavano a infrangersi fragorosamente contro una serie di ferite che non avevo ancora risolto e integrato.
Dunque, seguimi, perché ora viene il bello.
Il bello è comprendere quanto segue: che quando queste ferite, piano piano, iniziano il loro processo di rimarginazione, gradualmente, anche tu inizi un processo di metaforfosi che, prima o poi, ti porta a desiderare e sentirti attratto, o attratta, da persone completamente diverse.
Se, prima, ti piacevano i “belli e impossibili”, magari assenti e un po’ manipolatori, piano piano, inizi a prediligere persone gentili, presenti, capaci di accudire, ascoltare, stare vicino, affrontare le difficoltà e nutrire la relazione.
Il segno dell’avvenuta metaforfosi, consiste proprio in questo.
Dunque, la persona che “illumina” le tue ferite, non è quella da trattenere e amare alla follia, bensì è esattamente la persona da lasciar andare.
Perché – repetita iuvant – il suo scopo non era quello di rimanere con te ma, appunto, semplicemente mostrarti la ferita.
Una volta che la ferita sarà guarita, ti sentirai attratto da persone più equlibrate e lui, o lei, non ti interesserà più.
“Aspetta, Elvio, e se cambiasse?”
La domanda è: quale parte di te vuole una risposta?
Perché – guarda bene – se tu vuoi una relazione armonica, a quel punto qualsiasi persona in grado di farti innamorare e con cui costruire una relazione armonica, andrà bene.
Dunque, qualcosa mi dice che a sperare che lui cambi non sei per davvero “tu”, intesa come essere speciale, cosciente, che vive nella pienezza; temo che sia ancora la “bambina ferita” che si illude di poter vivere senza sanare del tutto ciò che va sanato.
È un processo duro, lo so. Tuttavia, so anche che lavorando, con pazienza e amore, tutto può essere trasformato.
7 – Ritenere che qualcuno non sia “pronto” o abbia “paura” della felicità
Ecco l’ultima convinzione tossica di cui ti puoi liberare.
“se non mi vuole, è perché non è pronto per un rapporto veramente luminoso”
oppure:
“se non mi vuole, è perché il nostro rapporto è troppo elevato, e fa fatica a manifestarsi nella densità della materia”
o, ancora:
“perché ha paura di essere felice”.
Se pensi tutto questo, fai con calma un passo indietro.
E poi ricorda come funziona la coscienza: ti è concessa la possibilità di trasformare te stesso, ma non quella di cambiare gli altri.
Il tuo potere di attrazione – e se vuoi approfondire leggi: “Legge di attrazione: come funziona?“ – ti porta sempre ad attrarre chi o cosa ti corrisponde, secondo il principio che
“il simile attrae il simile”.
Dunque, non sarà bello dirlo in termini così diretti: ma se tu, per davvero, fossi pronta, non rimarresti più invischiata in chi non ti vuole o fugge.
Se vivi ancora questo genere di relazioni è, in realtà, dentro di te che devi guardare.
Leggi anche: “Da oggi mi assumo la responsabilità della mia vita“.
Passiamo adesso al “si comporta così perché ha paura della felicità“.
Qui ho bisogno di scuoterti un po’ e, dunque, mi vedrai per un attimo diventare irriverente.
La domanda che ti pongo è:
“embè?!?”
Cioè: ammesso e non concesso che sia così come dici, perché questa cosa dovrebbe diventare un tuo problema?
Vuoi essere felice, giusto, concordo con te. Anch’io lo voglio. Dunque, hai bisogno di qualcuno che voglia essere felice. Lapalissiano, no?
Ammettiamo pure che lui/lei abbia paura della felicità.
Benissimo: allora questo significa, semplicemente, che non è la persona giusta.
La persona giusta è quella, appunto, “simile”, i cui desideri combaciano, non quella i cui desideri si oppongono ai tuoi.
“E se cambiasse?”
Beh, caro amico o amica, ormai, la risposta a questa domanda, dovrebbe esserti chiara.
Però, al posto di dirti di no, di non sperarci, di lasciar perdere, che non ha senso, ecc. ecc. proverò, dato che siamo in conclusione, a rispondere da una prospettiva diversa.
Non cambierà. Questa è la dura verità.
Ma poniamo per un attimo che questo possa accadere. Non accadrà, ma immaginiamo per un attimo che lo faccia.
Ebbene, se proprio dovesse accadere, allora, ci penserai, quando questo succederà. Per adesso, se non sta accadendo, sottolineo, se adesso, qui, ora, non sta accadendo, non – è – realtà – bensì – illusione.
E noi le illusioni non siamo qui per abbracciarle, bensì per sfatarle 😉
Bene, e con questo, anche se è stata dura, siamo arrivati alla fine.
Ma aspetta solo un attimo ad andartene, ho ancora una cosa da dirti.
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