Caro lettore, o lettrice, come prima cosa, ti do il benvenuto su questo Spiraglio.
Se mi segui già da tempo, ben ritrovato su queste pagine.
Se, invece, sei qui per la prima volta, il mio nome è Elvio e questo è il mio blog, Spiragli di Luce, nato per raccontare storie di cambiamento e per aiutare più persone possibili a evolvere verso la migliore versione di se stesse.
Oggi voglio parlarti di 7 falsi miti sulle relazioni che, impropriamente, vengono presentati come “spirituali“.
Più che un articolo, questo, sarà un vero e proprio tutorial per affrontare le relazioni disfunzionali ma, dato che l’argomento è delicato, prima di partire…
…DISCLAIMER ⛔️
☝️ Il tutorial potrebbe impattare con alcune convinzioni a cui potresti sentirti legato. Ti suggerisco, perciò, di proseguire solo se sei aperto, almeno in parte, a metterle in discussione
☝️ Le cose da dire sono tante e lo Spiraglio sarà lungo! Se non hai tempo, adesso, salvalo e, appena possibile, mettiti comodo e gustatelo donandogli la giusta attenzione.
Tutto chiaro? 😉
Se sì, iniziamo!
Uno dei lavori che svolgiamo più spesso, su Spiragli di Luce, attraverso i percorsi di coaching è proprio, quello sulle relazioni.
Le relazioni sono un grande terreno di crescita e cambiamento.
È grazie ad esse, infatti, che prendiamo contatto con parti profonde e invisibili agli occhi della nostra essenza.
Però…c’è un però.
Il però ha a che fare con una moda, piuttosto pericolosa, in voga da alcuni anni a questa parte.
Quella di “salvare” tutta una serie di atteggiamenti disfunzionali, spacciandoli per segnali del fatto che quel dato incontro avrebbe qualcosa di “spirituale”.
Se fosse solo una convinzione innocua, credimi, non gli dedicherei uno Spiraglio.
Ma dopo aver visto tante persone illudersi e soffrire, mi sono deciso a scrivere questo tutorial per portare un po’ di chiarezza.
Su Spiragli di Luce, forse, vogliamo che i membri della nostra community stiano male?
No, non lo vogliamo, quindi, andiamo a sfatare il primo dei 7 falsi miti.
1 – Il falso mito dell‘intensità
Il primo mito da sfatare riguarda l’intensità.
Ci sono un sacco di articoli, libri, coach, in giro, che cercano di vendere l’intensità che provi quando sei coinvolto in una relazione come una sorta di segnale di “riconoscimento animico”, di “predestinazione” all’incontro con quella data persona.
Solo che, spesso, questo non è affatto vero.
Ci sono molte ragioni per cui puoi avvertire un’intensità travolgente che ti coinvoge in un rapporto, ma esse non hanno necessariamente a che fare con l’anima o con la tua evoluzione spirituale.
E, soprattutto: non è un segno che quella persona è giusta per te.
L’intensità, in primo luogo, nasce da una serie di reazioni di tipo biochimico che caratterizzano l’infatuazione e innamoramento.
In secondo luogo, e questo è più importante, essa dipende spesso dalle reazioni che l’altro provoca in te, reazioni che hanno a che fare con una ferita che, non rimarginata, tenderà a riaprirsi.
Dunque, quello che in tanti vorrebbero venderti come un segnale che le vostre anime si sono riconosciute, è in realtà, un campanello d’allarme.
Ti sto scioccando?
Forse sì, perché, magari, finora ti hanno detto l’esatto contrario. O forse no. In ogni caso, voglio raccontarti una storia che ci aiuterà a chiarire questo punto.
È una storia che ho vissuto in prima persona.
Qualche anno fa, conobbi una ragazza.
Fu un incontro magico e avemmo la sensazione di “riconoscerci” all’istante, vivendo un’intensità incredibile.
Inoltre, il nostro amore sembrava a tutti gli effetti “impossibile”: io italiano e lei colombiana, vivevamo in due continenti diversi e, tra noi, c’erano quasi 10 anni di differenza.
Ho raccontato questa storia in uno spiraglio e, se ti interessa, ti lascio il link alla fine…alla fine perché…così non ti distrai e prosegui nella lettura 😁😉
Tutto questo rendeva il tutto complesso, difficile ma anche, in un certo senso, affascinante.
Ma era un segno dell’anima?
Anche se mi costò ammetterlo, e mi costò anche alcuni anni di sofferenza, non c’era nulla di “spirituale” in quell’incontro.
O, meglio, qualcosa c’era, ma non aveva a che fare con l’amore che ci avrebbe legati tutta la vita.
Quando ci sentiamo attratti da una situazione complessa o, persino, impossibile, questo non è un segno che abbiamo trovato l’amore della nostra vita. Più probabilmente, abbiamo trovato l’ombra della nostra vita.
Ovvero, quella parte di te che, da sempre, attende di esser vista, accolta, risolta.
Dunque, la persona che reputi “destinata a te”, e che spesso viene dipinta come l’amore che, prima o poi, potrai vivere, rappresenta in realtà lo specchio di ciò che cerchi di guarire.
In tal senso, sì, la persona può esser vista come un messaggero dell’anima, ma solo in quanto “facilitatore” di un processo di guarigione.
Quell’uomo, o quella donna, risveglia in te sentimenti così profondi e trementi che, grazie a tale conturbante specchio, ti aiuta a progredire sul cammino.
Ma è proprio da questo punto in poi che si crea la maggiore confusione.
A tal proposito, inizio a chiarire subito che tutto ciò:
👉 non significa che ci devi stare insieme.
👉 non significa che se si allontana devi aspettarlo
👉 non significa che, se si mette con un’altra, è perché “non è pronto per te”
Avremo modo di chiarire il perché di tutto ciò nei prossimi paragrafi (soprattutto, nel numero 4).
Per ora, mi limito a suggerire un piccolo spunto per comprendere una relazione spirituale da una che non lo è:
Se non c’è gioia…
…non è spirituale!
Semplice no? 😉
2 – La Gelosia spacciata per segnale dell’Anima
Ti accennavo, poco fa, che queste riflessioni sono tratte, in buona parte, dai percorsi di coaching relazionale che svolgiamo con tanti di voi.
In questi percorsi, via via, arrivano persone nuove, ragazzi e ragazze che, fino a quel momento, hanno cercato informazioni sui libri, sul web, guardando video e così via.
Ed è proprio grazie a loro che ho fatto una curiosa scoperta: a quanto pare, in giro, c’è chi sta descrivendo la gelosia come una sorta di segno della natura spirituale di un rapporto.
Ma la gelosia è, in realtà, un atteggiamento disfunzionale che può farci veramente molto male e che, dunque, siamo casomai chiamati a trasformare.
Da dove nasce, infatti, la gelosia?
Non voglio escludere a priori che la gelosia possa avere, talvolta, un’origine karmica.
Tuttavia, molto più spesso, c’entra con qualcosa di molto più vicino: qualcosa che hai vissuto, quando eri ancora un bambino.
C’entra, cioè, con quel momento terribile in cui la mamma o il papà si sono allontanati, lasciandoti solo. Ad alcuni è accaduto proprio così: in un singolo episodio; per altri l’abbandono e il tradimento hanno preso la forma di una situazione prolungata nel tempo.
Una mamma depressa, un papà troppo preso dal lavoro, agli occhi di un bambino, sono a tutti gli effetti un abbandono.
Io vissi un episodio del genere, che non dimenticherò mai.
Accadde, esattamente, in una via di Livigno.
Lo ricordo come se fosse ieri: mamma e papà si allontanarono, mi persero di vista e sparirono nella folla.
Avevo solo 4 anni e rimasi lì, solo, ma in compagnia di una sensazione di panico veramente assurda e terribile.
Queste esperienze rimangono segnate nella nostra memoria cellulare e, spesso, si risvegliano proprio nelle relazioni, quando proiettiamo sull’altro questa capacità di abbandonarci.
La gelosia, dunque, non è affatto un segno che due anime sono legate da chissà quale destino, anzi, essa nasce come sintomo di un disagio che non va santificato, ma guarito.
E se, infine, essa si scatena non dall’immaginazione e dalla paura, ma sulla base di fondati sospetti di infedeltà…beh…allora questo è un sicuro “segno spirituale” che da quella relazione c’è da scappare a gambe levate.
Perché?
Te ne parlo nel prossimo paragrafo.
3 – Nel suo allontanamento, non c’è un messaggio evolutivo
Di tutti i falsi miti sulle relazioni, che la cultura new age ha cercato di ammantare di spiritualità ve ne sono alcune innocue, altre estremamente dannose.
Quella di cui ti parlo in questo paragrafo, rientra in quest’ultima categoria.
Secondo certi divultatori se, a un certo punto, la persona presunta anima gemella/karmica a te destinata ti tradisce o sparisce o, persino, inizia una nuova relazione…in fondo…non devi preoccuparti.
Perché, a detta loro, ciò rientrerebbe in una fantomatica “fase di allontanamento” che, dopo un tempo indefinito, porterà al ritorno di questa persona.
Bene, fermiamoci un attimo, perché qui non si scherza.
In questi anni mi è capitato, più e più volte, vedere persone soffrire tremendamente a causa di queste credenze. Dunque, ci tengo a presentarti la mia versione delle cose.
Tanto per cominciare, l’amore e i rapporti non hanno delle “fasi” predefinite che si ripropongono sempre uguali. Ogni storia è diversa.
Ma, a parte questo, il punto è che tutto ciò di cui possiamo fare esperienza reale, è ciò che accade nel presente. Su questo ho scritto così tanto che non ci tornerò adesso 🙂
Ecco che la domanda che possiamo porci, è la seguente: cosa sta accadendo adesso, nel mio presente?
Questa persona, dov’è ora? È lì con te? Ti accudisce? Ti rispetta? Ha cura di te?
Perché se ci continui a pensare, magari, mentre lui ti ha già dimenticato e vive serenamente con un’altra, ahi ahi, questa rischia di essere una gigantesca illusione.
Soprattutto se condita dall’idea che, prima o poi, tornerà.
Come ho già scritto in questo articolo (link se vuoi scuriosare): no, non tornerà.
Chi ti accompagna nella vita, chi con te condivide gioie, dolori e progetti, non ha bisogno di allontanarsi e riavvicinarsi.
Questa forma di idealizzazione di qualcosa che non c’è, assomiglia, ancora una volta, a una ferita che chiede di essere sanata: il ritorno, infatti, assomiglia al desiderio che dovrebbe riscattare tutte le volte in cui ti sei sentita abbandonata in passato.
Ma non abbiamo ancora finito. Ci manca ancora il quarto falso mito.
4 – Puoi trasformare te stesso, non l’altro
Ora chiariremo in fraintendimento più insidioso di tutti.
Mi è capitato di lavorare con persone che erano state persuase che la fantomatica fase di allontanamento avesse uno scopo evolutivo.
Cioè, tradotto, qualcuno li aveva convinti che l’essere abbandonati, o traditi, faceva parte di una fase evolutiva e che, dunque, una volta fatte tutte le trasformazioni del caso…
…la persona sarebbe tornata da loro.
Il problema di questa visione è che c’è un tale crogiolo di cose vere mescolate con cose palesemente false da rendere il tutto a dir poco intricato.
Dunque, andiamo a fare chiarezza partendo da un bel passo indietro.
L’idea di fondo è giusta.
Ovvero, la persona che sconvolte la tua vita, che ti trascina in conflitti, gelosie, abbandoni, inganni, indubbiamente ti sta aiutando a guarire una parte di te.
Però, già qui bisogna fare un distinguo.
Il distinguo è che questo non vale per tutti. Questo fatto, in realtà, corrisponde al vero solo per chi quella particolare ombra è disposto a vederla. Per gli altri gli abbandoni, le sparizioni, sono puro male gratuito.
E questo è ancora niente, perché c’è un altro fraintendimento, ancora più insidioso.
E, cioè, l’idea che se tu cambi, allora anche lui cambierà.
Ma non c’è nessuna relazione, in realtà, tra i tuoi cambiamenti e i presunti cambiamenti che dovrebbe compiere l’altra persona.
Quando lavori su te stesso, infatti, sei tu che cambi, mica chi ti sta intorno.
Certo, è vero che un cambiamento interiore produce, spesso e volentieri, un cambiamento esteriore ma – attenzione – mica in un senso così letterale come qualcuno vorrebbe far credere.
Le cose – fuori – potrebbero anche proseguire uguali identiche, ma tu, come per magia, reagisci in modo diverso. Et voilà, ecco fatta l’alchimia.
Inoltre, l’esperienza dei percorsi di trasformazione (leggi bene) insegna che la persona che ha innescato in te il cambiamento, sarà con buona probabilità l’ultima sulla faccia della terra a cambiare.
Perché non è il suo ruolo. Quando cambi, non attiri le persone di prima cambiate, attiri semplicemente persone nuove e diverse.
Dato che so che potrebbe non essere ancora chiaro, farò un esempio esplicito.
Sei al semarofo, scatta il verde ma, in quel preciso istante, si spegne la macchina.
Cerchi di farla ripartire, ma un energumeno, da dietro, fa uno sprint e, una volta che ti ha affiancato, esclama: “sei un coglione”. Poi chiude in bellezza e ti sputa col parabrezza.
Che bella scena, vero?
Complimenti per la fantasia, Elvio. Dai, per fortuna, è solo un esempio. Ma seguilo fino in fondo.
Qualcosa mi dice che, con buona probabilità, ci rimarresti malissimo. Il comportamento incivile, infatti, potrebbe risvegliare, qualche ricordo legato a un maltrattamento o al bullismo.
L’energumeno, insomma, ti dà modo di vedere una ferita.
Benissimo.
Ma quindi, che fai, da quel giorno inizi a uscirci insieme, permettendogli di trattarti male?
Ovviamente, se non vuoi impazzire, non te consiglio.
Perché la ferita te l’ha già mostrata in quei pochi frangenti, al semaforo, e non c’è bisogno che te la riapra più e più volte.
“Aspetta, Elvio, e se lui cambiasse?“
Te lo ripeto: se io lavoro su me stesso, questo lavoro produce cambiamenti su di me, non sugli altri.
E, a parte questo, il suo cambiamento non ti riguarda.
Perché quando guarisci nel profondo, anche la tua vita guarisce e, da quel momento, attiri persone diverse.
Non le stesse di prima che, come per magia, sono cambiate, bensì, nuove persone che corrispondono a un nuovo livello di coscienza e di intelligenza.
E questo, credimi, è non solo bellissimo così…ma anche…molto più divertente.
La prima puntata, caro amico o cara amica, finisce qui.
Per questo spiraglio abbiamo finito e, nel prossimo, vedremo i restanti 3 miti da sfatare.
Se li vuoi scoprire subito, lo trovi qui sotto
👇
7 Falsi Miti da Sfatare nelle Relazioni – 2ª Parte
Se questa primo spiraglio sui 7 falsi miti da sfatare nelle relazioni ti è piaciuto o ti ha fatto riflettere, lo puoi condividere. Se lo fai, aiuti il blog a crescere.
Io sono Elvio, e ti mando un abbraccio pieno di spiragli di luce.
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