Si sente parlare, in certi ambienti spirituali, dell’importanza di uccidere l’ego. Ma sarà per davvero così? Ne parliamo in questo nuovo Spiraglio.
Caro amico, o amica, ben ritrovato su Spiragli di Luce.
Oggi sento la voglia di tornare a scrivere e lo faccio per rispondere a due domande fondamentali, ovvero:
Che cos’è l’ego?
e, soprattutto…
...siamo proprio sicuri che – come si sente dire spesso – bisogna “uccidere l’ego”?
Proviamo a rispondere subito, facendo, come sempre, il nostro caro e vecchio passo indietro…
Quel giorno in cui a yoga mi dissero…
Anni fa, mentre frequentavo la mia prima scuola di yoga, una delle insegnanti mi disse:
“ah, quindi tu hai la moto. Interessante: chissà che cosa ci trova in questo il tuo ego”
Rimasi a dir poco perplesso.
Fino a quel momento, infatti, di tale tantomatico “ego“ avevo sentito dire il peggio del peggio.
Cosa caspita c’entrava, con l’ego, la moto?
Amavo esplorare, in moto, i colli di Bologna, e spingermi ancora più in là, sugli appennini, sul passo della Futa e su tutte quelle strade meravigliose e piene di curve…
…e non riuscivo a capire cosa c’entrasse una cosa così bella con l’ego.
Tra un’allusione e l’altra, intuii che, nella loro concezione, la moto fosse un modo per mettersi in mostra e, dunque, un “desiderio dell’ego”.
Qualcosa di non necessario che, un giorno, illuminato dalla pratica yogica, avrei finalmente superato e lasciato andare.
Un giorno in cui, magari, sarei riuscito a uccidere l’ego.
Alcuni anni dopo…
…alcuni anni dopo, ti voglio presentare una persona:
No, se hai pensato che sono io un po’ invecchiato, ti sbagli: il signore nella foto si chiama Sadhguru.
Sadhguru è un mistico e yogi indiano, abilissimo divulgatore spirituale, ritenuto da tanti una delle autentiche guide spirituali viventi.
Ma aspetta un attimo: è a cavalcioni di una moto!
Sì, il caro Sadhguru, che diffonde in tutto il globo la sua saggezza e l’antico metodo del Surya Kriha, va in moto.
Avrà qualche conticino in sospeso col proprio ego?
No, mio caro lettore, o lettrice, il punto è che andare in moto, così come – in realtà – qualsiasi altra cosa della vita, non ha nulla a che fare con l’ego.
Cos’è l’Ego?
A questo argomento avevo già dedicato uno spiraglio. Se vuoi dare un’occhiata, prima di proseguire, ti lascio qui sotto il link:
Leggi anche: “Un mostriciattolo chiamato ego”
Torniamo a noi: la natura dell’essere umano è, fondamentalmente, duale.
Come esseri umani, infatti, ci definisce una parte spirituale – il “sé superiore” – e una parte terrena, il “sé inferiore” o, appunto, ego.
L’ego, se inteso come la tua natura concreta, terrena e fatta di carne e ossa, pensieri ed emozioni, non ha nulla di negativo.
Ma allora perché la maestra di yoga mi accusava di “ego” per il fatto di andare in moto? E perché Sadhguru ci può andare tranquillamente, come se nulla fosse?
Il problema non è il “cosa”
Questo punto, ahimé, lo dimenticano in tanti.
Il problema non consiste in ciò che fai, bensì in come lo fai.
Andare in moto ha poco o nulla a che fare con l’ego, tuttavia, ci sono modalità egoiche di andare in moto.
Puoi andarci, infatti, in modo arrogante, ammorbando tutto il quartiere con la tua marmitta modificata apposta per fare rumore.
E in questo caso, sì, la moto diventa un’estensione dell’ego.
Ma puoi viaggiare in moto con tutt’altro atteggiamento:
Un tornante dopo l’altro, senti la mente diventare quieta, rilassarsi, svuotarsi.
Chilometro dopo chilometro, la strada diventa parte di te, e tu diventi parte del paesaggio.
Fai una pausa in un bar e chiacchieri amabilmente con il barista. Porti un sorriso dove ti fermi. Non ti senti migliore di nessuno e non lotti con nulla. Godi semplicemente.
Con queto atteggiamento, andare in moto diventa qualcosa di sacro.
Altro che ego.
E non finisce qui.
C’è chi va in palestra per poter esibire i pettorali, è vero. Ma c’è anche chi si iscrive a un corso di meditazione con lo stesso scopo: uno mostra i muscoli, il secondo mostra quanto è evoluto.
Esibisce la quiete.
Entrambi esibiscono qualcosa, col fine di apparire.
Il problema, dunque, non è cosa, ma come.
Quando scoprii il mondo dello yoga, ci fu chi si complimentò con me perché – testuali parole – “praticare yoga era un qualcosa di più evoluto che fare il musicista“.
Mi incuriosii e chiesi a questa persona cosa intendesse.
Rispose che “lo sanno tutti che i musicisti vogliono solo apparire”.
In realtà ciò può accadere in tutti settori, anche nello yoga.
Anche quel mondo colmo di persone immature che usano la disciplina per far vedere quanto sono performanti, per mostrare come eseguono bene le posture o per lottare contro i colleghi per far vedere quanti allievi riescono a raccogliere.
Tutto questo ci porta a parlare di un genere di ego piuttosto particolare.
L’Ego spirituale
L’ego spirituale è l’atteggiamento separativo, competitivo e narcisistico, applicato alla spiritualità.
Chi ne è affetto non manca occasione per sottolineare quanto lui sia più avanti degli altri, per rimarcare quali nobili obiettivi abbia raggiunto e, in definitiva, sottolinea spesso – talvolta in modo esplicito, altre con suadenti allusioni – quanto il mondo della spiritualità sia cattivo e corrotto.
Ovviamente sono sempre gli altri ad esserlo, mentre lui, o lei, è un perfetto esempio di rettitudine.
È il gioco della dualità coperto dalla maschera del guru, ovvero, appunto: ego spirituale.
Inoltre, questo può assumere a volte anche la forma di chi imita un certo tipo di stereotipo.
La persona calma, gentile, che beve tisane e parla con toni pacati, mentre saluta tutti dicendo Namasté, annusa olii essenziali e brucia incensi.
Il problema è che tutti questi comportamenti, che di per sé non hanno nulla che non va, divengono estremamente pacchiani quando sono simulati per incarnare un certo “modello mentale” di come dovrebbe essere una persona spirituale.
Anche questa, in definitiva, è una forma di ego spirituale.
Ma quindi, insomma, non abbiamo ancora capito se l’ego vada ucciso o pure no, quindi…
…prima di uccidere l’ego…
…prima di uccidere il povero ego, devi sapere una cosa.
Devi sapere, caro amico, o amica, che senza di esso, non esisteresti.
Quando l’Anima scelse di incarnarsi, su questa terra, dopo un lungo viaggio durato nove mesi, ti venne dato un nome, un cognome, una famiglia, un certo DNA e così via.
In buona sostanza, ti venne data una forma.
Questa forma che ti è stata donata è, in poche parole, proprio l’ego.
Nel fatto che esisti, e che sei come sei, non c’è niente di sbagliato, anzi.
Ma perché, allora, si parla sempre di “ego” con termini tanto drastici?
Innanzitutto, non tutte le cose che vengono dette in ambito spirituale sono vere.
A parte questo, il punto è che la fantastica creatura che sei, la bella forma che hai e che chiamiamo ego, può essere educata e resa più intelligente, amorevole e virtuosa.
Chi parla di ego, con quella connotazione negativa, intende, gli aspetti inferiori di esso. La “mancanza di educazione” spirituale, insomma.
Bene, ora che abbiamo chiarito anche quest’ultimo punto, ti porrò di nuovo la domanda e, prometto, questa volta sarà l’ultima.
Bisogna, per davvero, uccidere l’ego?
Ovviamente no. Non va ucciso e neppure denigrato, va semplicemente educato.
La tua personalità è bellissima, piena di splendidi talenti e non vede l’ora, ne sono certo, di portare nel mondo la migliore versione di se stessa.
La migliore versione di te.
Che cammina, nel sentiero della vita, mano nella mano col divino che è in te.
E con questo, per oggi, è tutto.
Mi fai sapere cosa ti ha trasmesso questo spiraglio? Ci tengo alla tua opinione 😉
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Sono convinto che l’Ego và trasformato e non ucciso. La gnosi ne parla proprio male e che va ucciso incenerito. Per quanto riguarda la mia esperienza, cè uno e cè l’altro dipende di cosa si parla.
Purtroppo molti insegnamenti trasmessi, passano all’interpretazione della personalità.
Ma ciò che non è possibile trasmettere, e veramente spirituale, non esistono le modalità, è veramente ciò che è.