Ciao a tutti e un saluto da Fuerteventura!
Ieri, mentre percorrevo, in macchina, le soleggiate strade di Caleta de Fuste, una piccola e deliziosa cittadina costiera, è accaduto un episodio che la dice lunga su come siamo fatti.
Sì, quando scrivo siamo intendo proprio noi: tu, io, noi esseri umani.
Siamo portati a interpretare la realtà e attribuire significati arbitrari a ciò che vediamo, significati che sono tutto fuor che oggettivi.
Ma andiamo per ordine e partiamo dall’episodio che ti accennavo
Mentre percorrevo la strada, a un certo punto…
…ho visto 3 persone che stavano per attraversare.
Erano un uomo e due donne e si trovavano dall’altra parte della strada, in prossimità delle strisce pedonali.
Dato che, appunto, erano dall’altra parte della via, molto semplicemente ho proseguito per la mia strada e, cioè, ho tirato dritto. In effetti, erano a parecchi metri di distanza e, a mio giudizio, avevano tutto il tempo per attraversare dopo il mio passaggio.
Ma è stato a quel punto che è accaduta un cosa piuttosto significativa.
L’uomo ha allargato le braccia, in segno di protesta, e poi le ha sbattute violentemente contro le cosce (non so se a parole riesco a descrivere la scena), cioè, in poche parole, ha avuto un gesto di stizza.
Incuriosito da questa reazione, ho spostato lo sguardo nello specchietto retrovisore, e l’ho visto muovere le labbra – pronunciando qualche insulto, suppongo – mentre guardava in modo fisso verso la direzione in cui mi trovavo.
Ma c’erano gli estremi per tutto questo?
Ovviamente no.
La strada era larga. Larga al punto che, ti assicuro, per ogni senso di marcia sarebbero potute passare non una bensì due automobili affiancate.
Dunque, è vero, mi sarei potuto fermare ma, in fondo, non c’era nessun pericolo, in quanto neanche correndo e tuffandosi sarebbero mai riusciti a finire sotto alla mia macchina.
Insomma, guardano la scena, da un punto di vista obiettivo, non c’era pericolo alcuno.
Perchè, allora, ha reagito così?
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Facciamo due ipotesi
La prima ipotesi è che questo signore abbia un problema relativo al timore di venire dopo gli altri, di esser considerato l’ultima ruota del carro o che, in generale, gli altri gli manchino di rispetto.
Questo spiegherebbe perché ha letto una situazione del tutto innocua e impersonale – ovviamente sono passato perchè sono passato, non certo per fargli un dispetto – come una sorta di attacco personale.
Specifichiamo, però, una cosa.
Fare ipotesi è sempre pericoloso.
Io, infatti, non sono nella testa di quel signore. E neppure tu ci sei. Dunque, ogni volta che facciamo un’ipotesi, rischiamo di lavorare di fantasia, e dire un sacco di stupidaggini.
Quindi, insomma, possiamo andare avanti, ma dobbiamo essere consapevoli che, appunto, stiamo avanzando ipotesi, e che non possiamo avere nessuna certezza della veridicità di ciò che ipotizziamo.
Bene, continuiamo.
L’altra possibilità è che, semplicemente, fosse nervoso per qualcosa che gli era appena accaduto.
Forse qualcuno gli aveva “soffiato il posto” mentre era in fila al bancomat, e la mia macchina che gli ha attraversato la strada, gli ha fatto pensare che stesse accadendo qualcosa di simile.
Bene, adesso smettiamola di parlare di questo aneddoto e veniamo a te, mio caro lettore o lettrice. Già, perché, in effetti, questo episodio, parla anche di te e della tua vita.
Non vivi una realtà oggettiva, la interpreti
Proprio come il signore di Caleta de Fuste, anche tu vivi situazioni a cui attribuisci significati ma, spesso, non ti rendi conto che ciò avviene.
E, dunque, ti convinci che ciò che stai vivendo abbia una valenza oggettiva.
Quello che sto scrivendo e descrivendo è un passaggio fondamentale nei nostri consulti e nei percorsi di coaching di spiragli di luce.
In teoria, quello che sto descrivendo, sembra esser chiaro a tanti.
Nella pratica, quando ci troviamo a lavorare insieme, mi trovo nel 90% dei casi ad ascoltare dei racconti che contengono una buonissima quota di interpretazione, cioè, di attribuzione di significati.
Si va dal lui non mi capisce al lei non ascolta, passando per il mi manca di rispetto fino ad arrivare a è insensibile – lo fa apposta – si diverte a farmi stare male.
Cosa significa, infatti, che qualcuno ti “manca di rispetto”?
Il concetto di “rispetto” non è uguale per tutti, e non tutte le persone si offendono per le stesse cose. Quindi, sarebbe meglio, molto semplicemente, descrivere quello che uno fa o non fa.
Se un’amica si presenta con 20 minuti di ritardo, ad esempio, potrebbe essere perché non dà importanza al vostro incontro, questo è vero, però ciò potrebbe accadere per tantissimi altri motivi.
Quindi, quando dici che chi arriva in ritardo “ti manca di rispetto”, quando affermi che se qualcuno non ti ascolta “non gli importa di te”, stai facendo come il signore di ieri.
Sbatti rumorosamente le braccia vedendo un torto laddove, in realtà, c’è solo qualcuno che viaggia tranquillo e sereno, proseguendo per la propria strada.
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Ma come si risolve tutto questo?
Come spesso accade, non esiste una risposta immediata.
Per avere una risposta completa, esauriente, bisogna esaminare ogni situazione, caso per caso. Perché tu non sei uguale altri altri.
Tuttavia, c’è qualcosa che puoi fare. Qualcosa che aiuta praticamente sempre, in queste situazioni.
Ed è una cosa molto semplice.
Si tratta, né più né meno, di descrivere le cose per quello che sono, sforzandoti, cioè, di non dare giudizi e di non interpretare ciò che hai visto.
Il signore di ieri, probabilmente, avrebbe detto che l’automobilista era un maleducato ma, se ci rifletti, questo non aiuta a capire quello che è successo. “Maleducato”, inoltre, è un giudizio e, quindi, è esattamente quello che dobbiamo evitare.
Per descrivere in modo fedele ai fatti quello che è successo, bastava dire, ad esempio, che voleva attraversare la strada, che si trovava sulle strisce, ma che una macchima, al posto di fermarsi, aveva proseguito.
A quel punto, la domanda successiva, potrebbe essere: sì, ma a che distanza era? Non avevi il tempo per passare? C’era forse qualche pericolo?
E guarda che l’esempio è tutt’altro che banale.
Spessissimo, infatti, sento le persone fissarsi con delle questioni di principio. E quando parlo di “persone”, ovviamente, mi ci metto in mezzo anch’io.
Anch’io, spesso, mi arrabbio o mi scoccio perché qualcosa non sta andando come vorrei o perché in ciò che accade vedo una mancanza di rispetto, un atteggiamento aggressivo, menefreghista, noncurante, ecc. ecc.
Ma in quei casi, appunto, provo a guardare alle cose e descriverle per ciò che sono.
Senza giudizi, senza accuse, senza valutazioni e significati arbitrari.
Prova, dunque, e se vuoi, a fare questo esercizio, mio caro amico o amica.
La prossima volta che ti senti ferito, rifiutato, umiliato o, semplicementre, contrariato, prova a esaminare i fatti per quello che sono, e descriverli come li descriverebbe un pittore che realizza un quadro figurativo, senza interpretazione.
Vedrai che, anche solo questo, aiuta a fare grandi passi.
E prima di salutarci, dato che mi arriva spesso questa domanda, come possiamo lavorare insieme?
Ci sono vari percorsi su Spiragli di Luce, che abbiamo riassunto su questa pagina
Vai a 👉 Cosa posso fare per te
Troverai i percorsi divisi in 3 aree: quelli Astrologici, le Costellazione Familiari e le sessioni di Coaching.
Ti auguro buona esplorazione e ti mando un abbraccio.
Un saluto da Fuerteventura e arrivederci al prossimo Spiraglio.
Elvio
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