Anche in questo nuovo Spiraglio vorrei riportare, per ampliarla una riflessione fatta qualche giorno fa su Instagram.
Cè una cosa che mi ha insegnato, e mi sta insegnando, questo particolarissimo momento che stiamo vivendo.
È una sorta di insegnamento trasversale, che prescinde da qualsiasi questione e opinione personale.
Penso che nessun periodo, come questo, abbia contribuito a far emergere l’ombra che vive in ciascuno di noi.
Ci vuole molta attenzione, infatti, per cogliere un fatto.
Che tutte le reazioni di paura, timore, incertezza, rabbia, intolleranza…in realtà….erano già dentro di noi.
Ammettere questo è difficile, complesso e, forse, persino, odioso.
Eppure, sono giunto alla conclusione che è proprio così.
Per spiegarti meglio cosa intendo, ricorrerò a una metafora ingegneristica.
Ma prima di proseguire, se per caso sei una persona visiva, che preferisce guardare o anche se ami ascoltare, ho raccontato questo concetto anche in questo video:
Ma proseguiamo il racconto anche in forma scritta.
Perché, se mi segui da un po’, sono sicuro che ricorderai che sono ingegnere.
Ebbene sì: mi sono laureato in Ingegneria Gestionale, in quel di Pisa e, anche se poi, professionalmente, ho fatto scelte diverse, in fondo, noi ingegneri, non smettiamo mai di esserlo.
Mandiamo, quindi, indietro la macchina del tempo e rispolveriamo una metafora veramente particolare, che mette in relazione niente poco di meno che…i magazzini, gli scogli e le maree.
Già.
So che ti sembrerà strano scovare un collegamento tra, da un lato, gli scogli e il mare e, dall’altro, la gestione del magazzino (di questo stiamo parlando!).
Ancora più strano sarà scoprire – e lo scoprirai a breve – che questa metafora si connette, infine, alle nostre emozioni ma…
…seguimi passo passo, perché tra pochissimo scopriremo che il collegamento c’è.
Eccome se c’è.
L’idea è la seguente: che finché il magazzino strabocca di prodotti, i problemi non si vedono.
Per ogni prodotto che non funziona, o che non arriva al momento giusto, ce ne sono migliaia pronti a rimpiazzarlo.
La metafora, dunque, è quella degli scogli: quando c’è l’alta marea, questi rimangono sotto, non si vedono, e tu hai l’impressione di poter navigare tranquillo, in un mare privo di pericoli.
Ma non appena l’acqua – o, nel caso del magazzino, le scorte – si abbassa, ecco che rischi subito di affondare.
Ci sei fino qua, giusto? 😉
Se sì, ecco il parallelo: la nostra vita di prima, in qualche modo, era una vita di alta marea, un magazzino pieno di prodotti che rimpiazzavano all’istante qualsiasi problema.
C’era sempre un modo per evadere o distrarsi: cene, acquisti, viaggi, uscite, caffè, sigarette, chiacchiere, brindisi, film, divertimenti, sesso, droga, rock ‘n roll e…soprattutto…un’interminabile serie di false certezze sul futuro.
Poi, però, è arrivata la bassa marea.
Il livello dell’acqua, cioè, ha iniziato a scendere, le scorte nel magazzino hanno iniziato a scarseggiare e…ecco che, come per magia…gli scogli della vita sono affiorati.
Ed è stato così, ad esempio, che guardando dentro me stesso, ho iniziato a scovare alcune paure.
E sai cos’ho scoperto? Anzi, sai cosa sto scoprendo?
Sto scoprendo che non erano mica arrivate nel 2020: c’erano sempre state!
Stesso discorso vale per la rabbia, per il timore che le cose non sono come le avevi immaginate, per la presa di coscienza che quel sogno, che avevi accarezzato era, in realtà, fittizio.
Forse, adesso, potresti scoprire che prendevi il sole, letteralmente e inconsapevolmente spaparanzato, sopra a una rischiosissima distesa di scogli appuntiti.
E può darsi che, ancora, non si scorgano soluzioni all’orizzonte.
Ma, intanto, adesso, mio caro amico, o amica, hai l’opportunità di vedere cosa c’è, per davvero, dentro di te.
Oltre ogni illusione.
Oltre ogni bugia.
Verso la verità.
Un abbraccio pieno di scogliosi spiragli di luce
Elvio
Proprio come per la scorsa riflessione, qui finisce il post originale.
Fin qui, insomma, mi sono limitato a copiarlo, correggerlo, aggiungere qualcosa ove sentivo che c’era bisogno di aggiungere.
Adesso, però, vorrei andare ancora di più al nocciolo della questione.
E il nocciolo della questione, è che siamo sempre stati abituati a cercare un nemico all’esterno.
Quindi, caro amico o amica che mi leggi voglio essere chiaro da questa riga in poi perché, se non lo fossi, sai quale sarebbe il rischio?
Il rischio è che tu prenda quello che scrivo come una speculazione teorica.
Come parole belle in teoria, ma scollegate dalla pratica.
Invece no, non stiamo parlando di teoria.
Se sei vaccinato, ti sei convinto che i contagi salgono per colpa dei non vaccinati e, dunque, ti ritrovi a arrabbiarti contro queste persone, ecco, sappi che quella rabbia era già dentro di te, anche prima.
E se non ti sei vaccinato, e ti senti discriminato, escluso, sappi che quella ferita da esclusione, da rifiuto, era presente anche prima.
“Ma come fai a dire questo, Elvio, ma non ti rendi conto della discriminazione in atto?”
Ho già fatto così tante volte questo discorso, non qui, sul blog, ma di persona, e ho sentito così tante volte questa obiezione che vale la pena – o, forse, il piacere – stavolta, che me la faccio da solo.
Parafrasando Marzullo sarebbe: “si faccia un’obiezione e si dia una risposta”.
La risposta la trovi qui sotto.
Il fatto che sia o non sia in atto una discriminazione è un conto. La reazione che vivi a questa discriminaione, è un altro.
La misura in cui ti senti ferito, umiliato, rifiutato, messo da parte, infatti, è data dall’entità della ferita interiore, e non dall’entità oggettiva della misura in sé.
Lo stesso ragionamento vale per il cosiddetto “odio” contro i no vax.
Qualche tempo fa mi è capitato di sentire una persona, che conosco, apostrofare chi non si è vaccinato dicendo che è “gente di me**a”.
Peccato che questa persona, personalmente, la conosco molto bene.
So cos’ha vissuto e i suoi traumi, e so bene che l’odio che sparge, da una vita, contro gli altri, dipende unicamente da come suo padre lo trattò da piccolo.
Ovviamente costui non è assolutamente pronto per afferrare un’idea del genere.
E se, messo alle strette (è successo) ammette di essere arrabbiato col padre, e non averlo mai perdonato, non riesce a rendersi conto che tutto l’odio che, via via, ha proiettato contro: i rom, gli immigrati, le persone che non la pensano come lui e, ora, i non vaccinati, ha un’origine interna e non esterna.
Tutto, amico mio, o amica mia, ha un’origine interna. Sempre.
Se vuoi comprendere di più quest’idea ti lascio, qui sotto, 2 link per approfondire.
Io, per ora, mi fermo qui, e ti mando un grande abbraccio…
…pieno di spiragli di luce.
Ed ecco i link che ti ho promesso:
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