Oggi ti racconto una storia.
La storia di una ragazza che mi ha contattato qualche tempo fa.
Voleva che l’aiutassi a “riorientarsi” nella vita.
Per ragioni che immaginerai, quando ricevo una richiesta di questo tipo, spesso è da chi vorrebbe transitare verso uno stile di vita più sostenibile, o verso una professione nel modo dell’olismo, della crescita personale, della spiritualità, o un misto fra queste cose.
Ma veniamo al punto.
Non abbiamo iniziato che da pochi minuti che, senza sforzo alcuno, ecco affiorare dal suo racconto un primo talento: pare che sia molto brava a leggere i tarocchi.
Le chiedo da quanto lo fa e mi dice che, ormai, lo fa da un bel po’ di tempo.
Le domando, allora, come sta andando e mi risponde che c’è un grande passaparola, e che tutte le persone a cui li legge, tornano o portano nuove persone.
Dunque, ma ormai era scontato, le chiedo se queste persone sono felici dell’aiuto che dà loro, se i consulti tarologici servono per davvero.
Mi risponde di sì, riceve tanti messaggi di apprezzamento. A quel punto le chiedo:
QUANTO COSTA UN CONSULTO?
Sorrisetto imbarazzato. Poi mi dice, no, in realtà, per questo io non vorrei chiedere soldi.
Mi va bene il mio stipendio, il mio lavoro – dice – anche se non mi piace, ma per i tarocchi preferisco non chiedere nulla, o chiedere un’offerta ogni tanto.
Lo vedi, caro amico, o cara amica?
C’è una forma pensiero, durissima a morire, che ti ha convinto di questo:
essere pagato, accettare denaro per qualcosa che non ti piace, che odi, che ti fa star male… VA BENE.
Al contrario, accettarlo per qualcosa che ami, che ti fa stare bene e che fa stare bene gli altri… È SBAGLIATO.
Per quello va bene la gratuità, o l’offerta libera.
E guai a chiedere troppo, non sia mai di dover rinunciare al “lavoro vero”, quello in cui, magari, sei svalutata, in cui subisci mobbing e che, prima o poi, potrebbe farti ammalare.
Lo vedi quanto è forte questo condizionamento?
Lo vedi cosa produce a livello sociale?
Che in tanti potrebbero stare bene, vivere dei propri sogni e far stare bene il prossimo e, invece, ragionando così, producono una società in cui si soffre, in cui si è frustrati, in cui si rinuncia a essere felici…magari…per essere poi consumatori obbedienti pronti a rispondere al sistema, perché il sistema, in tal modo, ti tiene in pugno.
Quale mondo vuoi?
Vuoi il mondo in cui rifiuti il tuo successo?
Io, umilmemente, e solo come suggerimento, ti direi di optare invece per il mondo in cui hai successo.
E accetti di essere pagato per i tuoi talenti.
Che brillano.
Ecco, il suggerimento te l’ho dato…dopo di che…fai come vuoi
Se il racconto ha risuonato con le tue corde, e sei alla ricerca di un percorso di comprensione e cambiamento, le informazioni sulla sessione che abbiamo svolto con la ragazza le trovi qui:
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Un abbraccio
Elvio
Assolutamente d’accordo con te sul fatto che bisogna accettare soldi soprattutto se ciò che facciamo ci piace e ci fa stare bene. Questa società basata sul materialismo ha insegnato a moltissime persone che con i tempi che corrono bisogna accettare qualsiasi lavoro ed adattarsi e che i lavori sono tutti brutti. Se lavoriamo solo per lo stipendio, non saremo diversi dai mercenari e la daremo vinta per l’ennesima volta ad una società sbagliata.
Penso che tu abbia colto esattamente il problema, caro Daniele.
Chi dice che “non gli interessano i soldi” o che “i soldi non sono importanti”, ma poi si ritrova a svolgere un lavoro che non ama, controvoglia, in realtà sta lavorando esattamente per i soldi.
Un abbraccio
Elvio