Mio caro lettore e mia cara lettrice,
accade abbastanza spesso che qualcuno mi contatti per pormi una domanda sul tema delle relazioni.
E ancora più spesso accade che la domanda riguardi l’inizio di una relazione e qualcosa che non funziona fin dal principio.
Come avrai intuito dal titolo, sto suggerendo che se le cose non vanno bene fin dai primi passi, un’idea veramente, ma veramente tanto saggia, consista nel lasciar andare la persona in questione e, con essa, naturalmente, anche la relazione non appena intrapresa.
Se scrivo questo Spiraglio è perché è successo pure a me, in passato, di illudermi che le cose – partite male fin dall’inizio – potessero poi cambiare.
In un certo senso camminare su un percorso spirituale, da questo punto di vista, mi aveva persino confuso le idee. Ti spiegherò il perché tra un attimo solo.
Prima torno al punto, ovvero a quando ti stavo dicendo che io stesso, e più di una volta, mi sono illuso (ebbene sì, lo sottolineo: illuso!) che una relazione partita male potesse poi migliorare.
E sai cosa mi ha aiutato?
Niente poco di meno che l’infinita saggezza popolare della mia nonna materna (sì, proprio lei, quella che, da piccolo, mi guardava mentre mangiavo) che mi diceva:
“ninìn, all’inizio si va d’accordo e le cose devono essere meravigliose. Poi, dopo, le cose cambiano, ma all’inizio di problemi non ce ne devono essere“.
Ecco, forse, le parole non erano proprio queste, ma ci assomigliavano tanto.
E, dopo aver commesso qualche errore, mi son reso conto che la nonna aveva proprio ragione.
O che, quanto meno, il suo ragionamento di base fosse corretto.
Ecco perché, quando ricevo quel tipo di messaggi, esorto sempre chi mi scrive a riflettere con attenzione su ciò che sta facendo, perché la delusione a cui va incontro credendo che le cose possano migliorare, è potenzialmente enorme.
Andiamo a vedere nel dettaglio il perché.
Il buongiorno si vede dal mattino
Lo so, sto tirando in ballo di nuovo la saggezza popolare o, forse, dirà qualcuno – semplicemente – un proverbio.
Eppure, ogni detto popolare si trova dove si trova per una buona ragione e, in questo caso, essa ha a che fare con una legge universale che dice, sostanzialmente, che un sasso gettato in uno specchio d’acqua, provocherà una serie di piccole onde, conformi alla natura dell’impatto o del sasso stesso.
Quando un rapporto di coppia parte col piede sbagliato, l’impatto del sasso nell’acqua della relazione, provoca una serie di onde psicofisiche che faranno sentire i loro effetti anche a distanza di mesi o anni.
Da quel momento in poi, con tutta probabilità, i partner si troveranno impegnati più a correggere ciò che è accaduto in partenza e a tentare di rimediare a ciò che non ha funzionato subito, che a godersi la gioia reciproca dello stare insieme. Questa è una prima ragione: la seconda riguarda i segnali.
I segnali, questi sconosciuti
Questo paragrafo lo rivogo, in particolare, a chi cammina su un cammino di miglioramento personale.
Sì, mio caro, o mia cara, dico proprio a te che passi le tue giornate a leggere Echart Tolle, a frequentare corsi di Yoga e a recitare il mantra Ho’oponopono.
Sono certo che, in una qualche misura, dai importanza ai segnali della vita.
Quando si presenta una qualche associazione che richiama la tua attenzione, ti meravigli subito della magia della sincronicità.
E allora, me lo vuoi spiegare perché questo non vale anche nella coppia?
Sì, quello che sto dicendo – torno a usare una forma impersonale – è che tante persone vanno alla ricerca dei segnali più disparati e, talvolta, persino improbabili.
Poi si trovano di fronte a una relazione che inizia con qualcuno che ha qualche abitudine indigesta, un rapporto ambiguo con l’ex partner, condiamo il tutto con qualche problematica economica e una relazione complessa col papà, la mamma o la famiglia di origine e…
…questo no. Questo non è un segnale da cogliere.
L’idea è che le cose, poi, miglioreranno. E che, anzi, poterle migliorare fa parte del lavoro su di sé di ogni buona anima in cammino. E qui arriviamo alla terza illusione a cui dedichiamo un terzo paragrafo.
Il lavoro “su di sé“, fallo “su di te“!
“Ma quindi, Elvio, scusa, se ho un problema col mio nuovo partner, questo non può essere un buono spunto per lavorare su me stesso?”
“No!” Poi aggiungo un “no!” E, se non bastasse, pongo ancora un ulteriore “no!”
Ci sono, in giro, tantissime persone che vogliono soffrire.
Sei una di queste? Vuoi per davvero stare male senza ragione?
Non sei venuto sulla Terra per soffrire, non hai una ragione valida per farlo. Tuttavia, amo di più la tua libertà delle mie opinioni personali, dunque, sei liberissimo di farlo. Semplicemente, se mi chiedi cosa ne “penso”, ti dico che non ne vale la pena.
Mio caro, vedi, il punto – e qui ascoltami bene perché è cruciale comprendere quanto sto per scrivere – è che la vita presenta già di per sé delle sfide.
Anche la persona che ami, che stimi, e che a sua volta ti ama e ti stima, anche con lei, o con lui, prima o poi, una crisi arriverà. Stanne pur certo.
Questo significa che non hai bisogno di scegliere una persona problematica per lavorare su di te: ci sarà la vita stessa a fornirti ottime ragioni per farlo.
Se, invece – e da questa considerazione, in arrivo, deriva il titolo del paragrafo – la tua idea è lavorare per cambiare l’altro, ovvero, reputi di avere “conoscenze spirituali” e che, condividendole con lui/lei, allora lo aiuterai a migliorare se stesso e, dunque, a risolvere i problemi che hai visto subito esserci…ecco…in tal caso stai pur certo che il fallimento sarà totale e inevitabile.
Ci sarebba da scrivere almeno altri due articoli per spiegarne le ragioni ma, in poche parole, ciò avviene perchè quando ci intestardiamo in qualcosa, questo scatena una reazione uguale e contraria ai nostri sforzi. Soprattutto quando questa testardaggine assume la foggia del non accettare chi abbiamo di fronte.
In secondo luogo, perché non puoi aiutare chi non è pronto a voler essere aiutato. Questo, tra l’altro, ammesso e non concesso che l’altra persona abbia per davvero bisogno del tuo aiuto.
In ultimo luogo perché non puoi essere il terapista del tuo partner. La ragione è che questo violerebbe il secondo ordine dell’amore delle costellazioni familiari ma…beh…ti avevo detto che questo richiedebbe almeno altri due spiragli e quindi, chissà, magari li scriverò in futuro.
E in conclusione?
In conclusione, se non va bene fin dall’inizio, forse, faresti bene ad allontanarti.
Torniamo, dunque, al punto di partenza.
E, come in ogni viaggio che si rispetti, lo facciamo tornandoci ad un’ottava più alta rispetto a quando siamo partiti.
Perché, mi si potrebbe chiedere sul finale: “ma dunque non esistono eccezioni?”. E la risposta sarebbe sì, certo. Sta a ognuno valutare le singole situazioni, senza trarre delle regole in modo affrettato e rigido.
Però credo anche sia bene fare attenzione a non prendersi in giro.
Perché di coppie che sono riuscite a risolvere grossi problemi che avevano fin dall’inizio, praticamente, non ne ho mai viste. Mentre di coppie che, partendo male, si sono trovate a soffrire, ne ho viste a bizzeffe. Infine, di coppie che, partendo male, hanno avuto il buon senso di salutarsi – magari con rispetto e affetto – ne ho viste poche, ma li ho visti stare molto bene.
E tu? A queli di questi gruppi vuoi appartenere?
Ma chi è l’autore di questo articolo?
Mi chiamo Elvio Rocchi, sono un ex ingegnere che ha cambiato vita, prima dedicandosi alla musica, poi affiancando ad essa un cammino di crescita interiore.
Come è avvenuto?
Tramite un viaggio in sud America, in cui sarei dovuto rimanere 1 mese, ma mi ritrovai a rimanere 2 anni.
Mi sono formato in Costellazioni Familiari, in Reiki, Sciamanesimo e Astrologia Evolutiva.
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