Caro amico e amica di Spiragli di Luce, negli ultimi tempi – come avrai visto – ho affidato molte delle riflessioni ai Social Network, ma non sempre – in quell’ambito – c’è modo di riflettere, ed anche di esporre le questioni, in modo approfondito.
Lo farò, stasera, dunque – direttamente qui – per riflettere su una pubblicazione, piuttosto condivisa negli ultimi giorni, in cui si vede un corvo attaccare un’aquila.
Il morale di quell’immagine (sintetizzo) suona più o meno così:
il maestoso rapace non spreca energie col corvo: ne ignora i dispetti e elevandosi di quota, lo porta dove non c’è più ossigeno, facendolo precipitare.
Allo stesso modo, tu, non perdere tempo con “i corvi”. Portali alle tue altezze e svaniranno.
Ora, caro lettore, l’allusione ai temibili vampiri energetici è evidente, ed è innegabile che – in certe situazioni – sia preferibile lasciar perdere certi personaggi e situazioni, e tornare a volare a quote più confacenti alla nostra natura e alle nostre passioni.
Però, c’è un però.
E il “però” ha a che fare proprio con la morale, diciamo così, “spirituale” di questo ragionamento.
Il rischio, infatti, è quello, antico quanto il mondo, che ogni individuo in cammino dovrebbe conoscere: dividere le persone tra buoni e cattivi. C’è l’aquila, elevata, spirituale e, probabilmente, buona; e poi c’è il corvaccio che, se non è cattivo, è quanto meno ignorante e fastidioso.
Insomma, siamo tornati alla dualità che scinde e giudica: da una parte ci stanno i patrizi, le persone spirituali, capaci di volare in alto (beati loro), e poi la plebe, ovvero tutti gli altri, i corvi capaci solo di rompere le scatole.
Non mi dilungo oltre e provo a riformulare.
Il corvo e l’aquila fanno parte della stessa realtà. Sono l’uno sopra l’altra, immortalati in un’unica immagine, in quanto manifestazione di un unico “Uno” di cui fanno parte.
Sono, cioè, due manifestazioni diverse di un’unica coscienza, la meravigliosa e splendente coscienza divina, la quale è talmente giocherellona da assumere – talvolta – la regale forma di un’aquila – altre volte – la forma più misera (ma sarà vero?) di un piccolo corvo.
Aquila e corvo si danno fastidio a vicenda, almeno in apparenza. In profondità, forse, stanno lì per creare una sorta di enigma, di monito, di lezione che ci ricorda quanto tutto sia unito, anche ciò che sembra così separato da volare sulla schiena di qualcun altro, lanciandogli persino fastidiosissime beccate.
Non ti assicuro che sia così, come hai appena finito di leggere – caro il mio amico lettore – ma reputo che sarebbe una saggia idea se tu ci meditassi un po’ sopra.
Magari, ecco, sopra…si, ma…possibilmente non alla schiena dell’aquila ?
Ti mando un abbraccio e, se questo Spiraglio, fastidioso come la beccata di un corvo sulla schiena, ti fosse piaciuto…sentiti libero di condividerlo.
CRAAAAAAA
L’invito alla riflessione mi coinvolge.
Ritengo questa separazione tra bene e male ci appartenga e ci segni in profondità.
Forse è una modalità semplificata per interpretare il mondo e la sua complessità
Spesso come ben evidenzi rischia di essere fuorviante. Condannandoci ad una visione semplificata e puerile della realtà.
Perchè può esimerci dal guardarci dentro. In profondità. Impedendoci di scoprire il corvo che è in noi e che tendiamo a spostare all’esterno. Conttenendo il riconoscimento, la scoperta di ciò che, in noi, è perfezionabile. Per proseguire piu spediti nel cammino di luce su cui la vita va collocata; se si intende viverla.