Venerdì 15 marzo si è tenuto, sulla spinta delle idee e dell’esempio della sedicenne Greta Thunberg, il “Friday for Future“, manifestazione mondiale per sensibilizzare e far nascere una nuova coscienza sui cambiamenti climatici.
Ieri ho scritto un post per la pagina Facebook del blog che, se non hai visto, puoi leggere qui:
Sui social, però, è difficile approfondire la questione come possiamo fare qui, su Spiragli di Luce, e proprio per questo ho pensato fosse una buona idea scrivere un nuovo Spiraglio sull’argomento.
Vado dritto a punto: la giornata di ieri è stata storica.L’importanza di scendere in piazza e far sentire la propria voce su una questione centrale come quella dei cambiamenti climatici è innegabile.
Ci sono però anche alcune cose che stridono che intendo evidenziarti, nel dettaglio, qui di seguito. Come sempre, osserveremo questa questione da un punto di vista evolutivo.
Quando manifesti contro qualcosa, lo alimenti
Questa è una verità evidente, da un certo livello di coscienza in poi. Ma non è ancora una verità accettata dalla maggior parte dell’umanità, che vive ancora infatuata dall’idea della “lotta“.
Su questo punto ho già scritto in lungo e in largo, quindi mi limito a farlo presente e lascio un link ad un articolo (dello scrittore colombiano Juan Camilo Medina Gomez) in cui ne abbiamo parlato.
Ci tengo a ricordare, per ora, una famosa citazione di Madre Teresa di Calcutta, la quale diceva:
Non chiamatemi a manifestare contro la guerra,
chiamatemi invece a manifestare per la pace,
ed io ci sarò.
Manifestare a favore di atteggiamenti sostenibili (o, meglio ancora, proporre iniziative di acquisto e consumo sostenibile) è sicuramente un’ottima scelta. Manifestare “contro” i cambiamenti climatici, invece, è un’idea sterile e involutiva. Trovi il link di approfondimento qui:
Come si uccide una fata – di Juan C. Medina Gomez
Ma c’è qualcosa di ancora più importante di questo, che vedremo proprio nel paragrafo qui sotto.
Il nemico non è all’esterno, ma dentro di te
Questa dovrebbe essere la regola numero uno da apprendere al principio di ogni percorso spirituale, ma vediamo come si può applicare in questo caso.
Da persona che ha frequentato, per oltre un decennio, manifestazioni di ogni tipo, posso dire che – spesso – si commette quello che, per analogia, potremmo definire “l’errore numero uno“, ovvero: dare la colpa all’esterno. In genere, si dà ai politici.
Ovviamente manifestare, in certi casi, può essere utile. Quando non condividiamo la decisione di un governo, possiamo scendere in piazza per manifestare la nostra contrarietà e contrastarne l’approvazione, e su questo non ci piove.
Ciò non vale, però, per i cambiamenti climatici. Perché essi non sono il risultato di un disegno di legge o di una riforma, bensì la diretta conseguenza del nostro stile di vita. Pertanto, è proprio il nostro modo di agire, consumare e sprecare che va rivisto.
I responsabili del cambiamento climatico non sono “i governi” o “le multinazionali”, ma i singoli individui
Neanche due settimane fa, qui su Spiragli di Luce, abbiamo parlato della difficoltà, da parte di tante persone, ad assumersi la responsabilità di se stesse e della propria vita.
Questo atteggiamento emerge in modo evidente anche in questo caso: nelle manifestazioni è stato detto che “ci stanno togliendo il futuro“.
Ma chi ce lo sta togliendo?
I manifestanti erano giovani, anzi, giovanissimi. Quindi, detta da loro, tale affermazione, può essere ancora valida: si ritrovano a vivere, loro malgrado, in un mondo in cui esiste già una struttura economica e produttiva decisa dalle generazioni precedenti, pertanto, è comprensibile che percepiscano maggiormente di subire le conseguenze di ciò, piuttosto che sentirsi protagonisti e registi del mondo in cui vivono.
Ciò nonostante, il clima non cambia perché c’è una multinazionale che produce in modo scellerato.
La multinazionale, infatti, produce perché c’è qualcuno che acquista.
Questo passaggio dovrebbe apparire ovvio, eppure, se ci guardiamo intorno, noteremo che non è così. Sembra quasi che le multinazionali, le industrie, gli allevamenti intensivi e così via, esistano a prescindere, e non a causa di una precisa domanda che arriva dal mercato.
Tale domanda – se consideriamo il nostro paese – è creata, ogni singolo giorno, dalle famiglie italiane, e dai singoli cittadini.
Prova per un attimo a immaginare le tanto odiate “stanze del potere“, quelle che tu giudichi responsabili dei cambiamenti climatici: nell’immaginario collettivo (ma, spesso, anche nella realtà) esse si trovano in qualche grande metropoli americana.
Immagina questi signori in giacca e cravatta, nei loro mega-uffici, che ascoltano la notizia delle manifestazioni. Verosimilmente qualcuno di loro potrebbe chiedere: “ma oggi, per caso, c’è stato un calo della domanda?” – e se la risposta sarà: “no, Sir. Tutto procede come al solito” – sarà difficile immaginare una replica diversa da: “bene, tutti al lavoro allora, procediamo come sempre”.
Se vuoi contrastare il potere delle multinazionali, otterrai molto di più smettendo di acquistare i loro prodotti, al posto di gridare qualche slogan in piazza Duomo a Milano.
Il manifestante incoerente
Federico ha 18 anni, è uno studente di un liceo di Roma. Non esiste nella realtà, o forse si. Nel mio esempio immaginario esiste per davvero.
Federico è sceso in piazza, e ha manifestato. Crede davvero che bisogna fare qualcosa, che bisogna agire, che i governi debbano prendere provvedimenti e che qualcuno gli stia rubando il suo futuro. Come ho detto poco fa, Federico teme che l’autore di tali delitti sia qualcuno che si trova al di fuori del proprio campo di coscienza: qualcuno di esterno.
Solo che, ad un certo momento, la manifestazione finisce, Federico torna a casa, e magari accompagna la mamma a fare la spesa.
Si muovono rigorosamente in macchina, la macchina è rigorosamente diesel e girano per tre volte l’isolato, perché il parcheggio non si trova. Quando, infine, l’automobile (che ha già prodotto la sua buona quota di CO2 e polveri sottili) è parcheggiata, entrano nel supermercato e iniziano a riempire il carrello. Lo riempiono di prodotti che arrivano da lontano, sono trasportati per mezzo pianeta, sono super-imballati e, guarda un po’, appartengono a qualche multinazionale.
Federico e la mamma, non si curano di controllare se gli imballaggi siano riciclabili, perché sono attratti da quelle belle confezioni multi-materiale, che nella parte trasparente ti fanno intravedere il prodotto. Non leggono le etichette e disdegnano il biologico: perché costa troppo, o perché convinti dalla forma-pensiero che recita che “tanto è una truffa“.
Comprano pomodori a gennaio, coltivati in serre riscaldate mediante la combustione di combustibili fossili e arance ad agosto, arrivate fresche fresche dal Cile (idem come sopra). Federico berrebbe l’acqua del rubinetto, ma la madre, sedotta dalle pubblicità, acquista una cassa di acqua minerale, ricca di Sodio. Già che ci sono – approfittando del fatto che la messa al bando dei prodotti usa e getta è rimandata al 2022 – acquistano anche piatti e bicchieri di plastica, possono sempre servire.
Finite le compere, saltano di nuovo in macchina, tornano a casa, e non appena arrivano alzano il termostato a 24 gradi, perché in casa amano stare in maniche corte anche d’inverno. Non appena arriverà l’estate, metteranno i condizionatori alla stessa temperatura, per sentire quel bellissimo “freschetto” che fa stare così bene.
E la casa? Non è coibentata, perché è stata costruita così, quindi disperde calore. Le lampadine sono metà a risparmio energetico, e metà quelle vecchie, a incandescenza, perché finché funzionano, mica si buttano! Inoltre, un po’ ovunque, ci sono oggetti ogni sorta: il cellulare va cambiato ogni sei mesi, i vestiti devono essere alla moda (prodotti nel sud-est asiatico) e nella scarpiera la madre ha 80 paia di scarpe. Quando si fanno la doccia, dura 40 minuti, perché rilassa. Per completare il quadro, dopo pranzo, gettano nell’indifferenziato tutti i rifiuti. Perché? Perché hanno fretta, le cose da fare sono tante, la vita moderna è stressante…e poi mica si può stare a perdere tempo a leggere le etichette, no?
Forse penserai che sto esagerando e che sono pure un po’ antipatico.
Devo ammettere che, sulla seconda affermazione, mi trovi d’accordo, effettivamente, talvolta, sono antipatico. Però, in questo caso, non sto affatto esagerando.
Decine di milioni di persone vivono così. Ci sono città, nel sud Italia, in la % di raccolta differenziata non raggiunge il 10% (dove vivo io, a Palermo, pare sia all’8%) e la media italiana è sotto al 50%.
E se la colpa non fosse delle multinazionali, ma delle nostre cattive abitudini?
Non è “il Pianeta” che deve essere salvato!
Si dice, spesso, che dobbiamo salvare il Pianeta. E a me viene da ridere ogni volta che leggo questa assurdità. Ricordi i dinosauri? Abbiamo studiato che si estinsero 65 milioni di anni fa. Esseri grandi come palazzi di quattro piani, estinti per un probabile repentino mutamento del clima.
Ma ti sembra che il Pianeta Terra ne abbia risentito?
La Terra è un grande organismo vivente (in evoluzione) che ha vissuto ere glaciali, eruzioni, terremoti, inondazioni, catastrofi e derive dei continenti, ma è ancora lì (anzi, qui), da 5 miliardi di anni, a fluttuare indisturbata nel Sistema Solare.
Segnati mentalmente questo argomento, perché ci torneremo. Per ora, annota l’essenziale: non è “il Pianeta” che deve essere salvato, ma l’Umanità.
Alla Terra un aumento di 2 o 3 °C, come si suol dire, “non fa un baffo”, ma a noi si. Se ciò accadrà, le conseguenze che patiremo (o, meglio, che patiranno i nostri figli e nipoti) saranno a dir poco catastrofici. Pertanto, non credi che sia giunto il momento di trasformare le tue abitudini?
25 punti per salvare l’umanità
Concludo con 25 punti che ci possono aiutare…a salvare noi stessi!
(e, soprattutto, vivere meglio e con più coscienza)
- 1 – Preferire prodotti locali: si riducono i trasporti (che producono CO2) e si mette in moto un circolo virtuoso nel territorio in cui si risiede
- 2 – Optare per un’alimentazione a forte base vegetale: il consumo di carne e derivati è responsabile del riscaldamento globale più dei traporti terrestri, aerei e marittimi messi insieme
- 3 – Scegliere prodotti con imballaggi biodegradabili (se esistono) o riciclabili
- 4 – Acquistare alimenti sfusi (privi di imballaggio)
- 5 – Iscriversi a un G.a.s. (gruppo di acquisto solidale): elimina le catene di distribuzione e sostiene contadini e allevatori del territorio
- 6 – Riabituarsi a cucinare… smettendo così di acquistare prodotti lavorati o precotti (si risparmia energia, imballaggi, denaro e sono pure più salutari!)
- 7 – Evitare l’acquisto di acqua minerale (quella del rubinetto è potabile in quasi tutta Italia, salvo rare eccezioni…tipo casa mia! ?)
- 8 – Eseguire in modo corretto la raccolta differenziata
- 9 – Eliminare i prodotti usa e getta
- 10 – Chiedersi se un prodotto che vogliamo acquistare sia veramente necessario
- 11 – Prima di acquistare un prodotto nuovo, cercare di comprarlo usato
- 12 – Valutare se, prima di acquistare un prodotto usato, non lo si possa chiedere in prestito (un martello o un trapano non sono utensili che usiamo tutti i giorni!) o acquistarlo in condivisione
- 13 – Usare una compostiera domestica per i rifiuti organici
- 14 – Piantare alberi da frutto, al posto di quelli ornamentali
- 15 – Auto-produrre una quota del proprio cibo (chi non ha un giardino, può comunque sfruttare la terrazza o il balcone)
- 16 – Usare saponi biodegradabili e, meglio ancora, di origine vegetale biologica
- 17 – Auto-prodursi i propri saponi
- 18 – Acquistare pannolini biodegradabili o, meglio, riutilizzabili
- 19 – Bandire le cialde del caffè e usare quello in polvere. Se si preferiscono le cialde, optare per quelle biodegradabili
- 20 – Preferire i mezzi pubblici a quelli privati. Per tragitti brevi, scegliere la bici o fare una passeggiata.
- 21 – Quando acquistiamo la nuova automobile – d’ora in poi – scegliamo un modello ibrido o elettrico
- 22 – Istallare pannelli fotovoltaici
- 23 – Installare pannelli solari termici, per la produzione di acqua calda
- 24 – Eseguire lavori di ristrutturazione e riqualificazione energetica
- 25 – Per chi non dispone delle risorse per opere di questo tipo: scegliere un fornitore elettrico che garantisca una produzione al 100% da energie rinnovabili
Quali di questi punti stai già mettendo in pratica? Quali pensi che potresti valutare di inserire nel tuo stile di vita?
Fammelo sapere con un commento.
E, prima di salutarti, voglio farti una domanda: hai notato che, ciò che è accaduto, e che stiamo commentando, è incredibilmente coerente con quello che ho raccontato nello Spiraglio sul transito di Urano in Toro?
Chissà…potrebbe anche essere che la rivoluzione ecologica di cui parlavo…sia già iniziata! ?
Chiudo proprio suggerendoti la lettura di quel post che, se non hai già visto, trovi qui:
Urano in Toro: il significato evolutivo e spirituale
Grazie per essere stato qui e…se questo Spiraglio ti è piaciuto…sentiti libero di condividerlo!
aggiungerei anche il cibo buttato via… basta seguire le scadenze… finire cosa scade prima… riduce lo spreco e i rifiuti anche quello.
Ottima aggiunta, nella quale inserisco due cifre che confermano l’urgenza di lavorare su questo aspetto:
il cibo sprecato ogni anno in Italia è pari a oltre 5 milioni di Tonnellate (il peso di 5 milioni di automobili, equivalenti a una fila di macchine incolonnate l’una dietro l’altra da Milano a Reggio Calabria), a livello economico lo spreco è di 12 miliardi di euro.