Ciao a tutti! Mi chiamo Elvio Rocchi e sono una persona speciale.
Lo so, è un inizio un po’ insolito. Però oggi ho sentito che era l’inizio perfetto per questo Spiraglio, dunque voglio ribadirlo: sono speciale e aggiungo anche che non mi vergogno di esserlo.
Non sono improvvisamente diventato megalomane e non sono neppure impazzito: lo scrivo per una ragione precisa e, se vuoi sapere qual è, seguimi: faccio un piccolo salto indietro nel tempo! 🙂
Ho avuto fin da piccolo una sensibilità superiore alla media. Il problema è che, anziché viverlo come un pregio, ho sempre pensato fosse un difetto, un vero e proprio handicap che mi faceva sentire diverso dagli altri.
Per spiegarti cosa intendo ti racconterò un episodio, che ho ricordato proprio pochi istanti fa.
Una sera di tanti anni fa andai al cinema a vedere Philadelphia. Ero solo un ragazzino ma, appunto, molto sensibile e mi emozionai tantissimo. Il film raccontava la storia di Andy (Tom Hanks), malato terminale di AIDS, omosessuale e vittima di discriminazione. Alla fine avevo una gran voglia di condividere, con i miei amici, i pensieri e le emozioni che provavo.
L’onda del mio anelito, però, si infranse all’istante contro il muro delle loro reazioni: non solo il film non li aveva emozionati ma, anzi, già sulla sigla non trovarono niente di meglio che iniziare a scambiarsi battute spocchiose e dispregiative sui gay.
Come potevano essere così cinici? – mi chiedevo, mentre provavo un moto di ribellione interiore – Come era possibile che un film creato con l’intento di sensibilizzare sortisse in loro l’effetto contrario?
In quel momento mi sentii solo. Ed escluso. Ma se potessi tornare indietro, sai cosa farei?
Abbraccerei quel piccolo Elvio.
E, sorridendo, gli direi con entusiasmo: “Se si comportano così, il problema è loro e non tuo. Hai visto un film emozionante e ti sei emozionato…va benissimo così!”
Invece, allora, ero convinto che fossi io ad avere qualcosa che non andava.
Oggi so che non è così e so anche che, in questo stesso momento in cui scrivo, tanti ragazzi e ragazze, talentuosi, stanno vivendo la situazione del me stesso di allora. È innanzitutto per loro che scrivo.
E, precisamente, scrivo per dire che è ora di finirla.
Non voglio più un mondo in cui chi è sensibile debba vergognarsi di esserlo: un mondo che condanna il talento, la coerenza e la profondità mentre applaude il cinismo, la furbizia e la superficialità.
Per questo rivolgo a tutti voi, miei cari lettori e lettrici, lo stesso messaggio che ho rivolto a me: non abbiate paura di essere speciali!
Perché siamo in migliaia, anzi, in milioni ad essere speciali, ognuno a modo suo. Il problema è che nessuno ci ha insegnato a riconoscerlo e, dunque, finiamo col chinare mestamente la testa e tornare al nostro posto, nella fila del “gregge” che ci è stata assegnata.
Ma come avviene questo condizionamento?
Fin dalla nascita ci vengono proposti dei modelli da seguire. Se li segui, fai parte del gruppo e sei “okay”, se non li segui sei “strano” e vieni escluso. Solitamente chi è riflessivo, profondo e sensibile viene deriso, mentre per cinismo e superficialità, il plauso non manca mai.
Dato che tutti desideriamo, nel nostro cuore, essere apprezzati dagli altri, finiamo per uniformarci (spesso senza saperlo), proprio alla volontà del gregge.
C’è persino chi, per farsi accettare, finge di essere più stupido o mediocre di quanto non sia. Se osserverai bene, lo potrai vedere coi tuoi occhi.
A noi uomini, ad esempio, viene insegnato a nascondere la sensibilità (“un uomo non piange mai” – sic!). L’idea è: “se sei sensibile, non sei abbastanza uomo“.
Non voglio farmi scappare questa ghiotta occasione, per sfatare questo mito.
Prima però, voglio farti una domanda: questo Spiraglio ti sta facendo sentire almeno un po’ “speciale”? Se la risposta è si, ti chiedo di dare un velocissimo mi piace alla nostra pagina Facebook: non solo ci aiuti a crescere…potrai così vedere le pubblicazioni evolutive che facciamo tutti i giorni!
L’insensibilità non rende più virili, e questo perché la virilità non c’entra niente con l’essere o meno sensibili. Ci vorrebbe un altro Spiraglio per spiegare cosa sia la virilità, ma mettiamo intanto questo punto fermo: puoi essere virile e sensibile. Che bello, vero? Dunque, smettiamo di insegnare ai bambini (maschi) a reprimere le proprie emozioni.
Ovviamente anche le donne hanno i loro condizionamenti, cambia la forma, ma non la sostanza. E la sostanza è: uniformarsi a un modello, essere parte di un meccanismo.
Essere parte del meccanismo ti rende funzionale al sistema, che per farti consumare, indebitare o ammalare ha bisogno di convincerti che non vali.
Il paradigma imperante forma persone convinte di non valere (dunque favorevoli, ad esempio, a svolgere lavori a bassa retribuzione o mangiare cibo spazzatura) e si basa sulla paura, la quale, a sua volta, genera competizione, arroganza e aggressività.
Ora ti chiedo: se avessi fiducia che non ti mancherà mai nulla, scavalcheresti ugualmente il tuo collega di lavoro? Faresti il furbo per saltare la fila e risparmiare tempo?
Il paese in cui viviamo è uno dei pochi in cui la fila, anziché essere indiana, è un mucchio (“gregge”) di persone che cercano di scavalcarsi. Sarà un caso?
C’è però una buona notizia.
La buona notizia è che l’umanità, secondo la mia visione, è pronta per il nuovo paradigma, basato su cooperazione, condivisione, fiducia, abbondanza, sensibilità, intelligenza e empatia.
Per abbracciare il nuovo paradigma inizia a riconoscere i tuoi talenti e mostrali al mondo intero! Adesso puoi smettere di avere paura di non essere speciale: lo sei!
Secondo Marianne Williamson, ciò che terrorizza non è l’oscurità o l’inadeguatezza, bensì la potenza e la luce. Riconoscendo la tua luce (e, dunque, i tuoi talenti e la tua unicità), essa libererà gli altri.
Adesso, so che qualcuno potrebbe chiedere: e l’umiltà?
Rispondo subito: “umiltà” significa essere capaci di riconoscere i propri limiti. Non significa, invece, crearsi da soli limiti inutili.
Sai quanta gente è depressa? Sai quanta gente usa psicofarmaci? Sai quanti usano droghe o alcol per annebbiare i propri sensi?
Queste situazioni (seppur sommerse e “non visibili”) sono più numerose di quanto si creda e provano che la strada del vecchio paradigma, quello che ci vuole ruote insoddisfatte di un ingranaggio, ha ormai fatto il suo tempo.
Oggi, è giunta l’ora di cercare e trovare i nostri talenti. Perché, stai pur sicuro: ci sono!
Quando partirai per questo viaggio verso il vero te stesso, forse, qualcuno ti volterà le spalle. Questa non sarà, però, una cattiva notizia, perché lascerà posto, sul vascello della tua nuova traiettoria di vita, a nuovi compagni di viaggio.
Chi ti critica, è a sua volta una persona che ha soffocato i propri talenti. Pertanto, sorridi alle critiche e vedrai che, quando giungerà il momento, anche lui si metterà in cammino.
Hai solo una da fare: concediti il permesso di essere ciò che sei.
Non appena ci riuscirai, mandami una e-mail con scritto “avevi ragione, ce l’ho fatta!”, e io sorriderò, sapendo che un altro essere talentuoso ha trovato la propria strada.
Ricorda, infine, che non sei solo.
Io pensavo di esserlo e mi sbagliavo. Non avevo compreso la mia missione. Ora l’ho compresa e so che non mi sono incarnato, scendendo dalle lontane terre dell’Anima, per pianificare ferie, aprire un mutuo, comprarmi una macchina fiammante per far “schiattare di invidia” gli altri mentre attendo qualche decennio per ricevere la pensione.
So che sono, anzi, siamo qui per un altro motivo, molto più sublime ed elevato. E so che ognuno ha la sua missione.
Ma dove devo cercare la mia missione?
Guarda…è proprio lì…nel luogo più vicino possibile: dentro di te.
Il problema è che nessuno te lo ha mai detto, per questo continui a cercarla chissà dove. Ma adesso lo sai e, o ti dimentichi velocemente di questo articolo oppure…beh…una sbirciata dentro di te, io ce la darei! Non farti sfuggire questa occasione!
Adesso ti saluto e mi aspetto che non lascerai passare neanche un secondo senza esprimere la tua bellezza nel mondo.
Per proseguire la lettura sul blog, uno spiraglio in tema è: Ritrovare se stessi – Un racconto personale
Un abbraccio grande
Elvio
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Mentre leggevo pensavo proprio al testo della Williamson…lo avevo usato come come commento a uno dei miei primi disegni dedicato alla “luce interiore”.
Siamo in tanti in viaggio, che bello scoprirlo