In questo Spiraglio vedremo come e perché le catene di Sant’Antonio sono dannose (per chi le invia e per chi le riceve) ed esamineremo 7 buoni motivi per spezzarle. Il tutto, come sempre, osservato da un punto di vista spirituale
Grazie all’avvento di internet le catene di Sant’Antonio si sono diffuse a macchia d’olio, vengono tradotte in altre lingue e raggiungono milioni di persone in tutto il mondo.
Dietro a queste catene, che veicolano credenze, menzogne e truffe, si nasconde però un potere occulto, anche quando il loro contenuto sembra apparentemente innocuo. Esaminandole e studiandole con attenzione ho individuato almeno sette motivi per non diffonderle.
Vediamoli uno ad uno.
1 – Le catene di Sant’Antonio fanno leva sulla paura
Dall’antica versione cartacea inviata a mezzo posta (che mia nonna bruciava sul fuoco…) a quelle più moderne inviate su Facebook o WhatsApp, le catene di Sant’Antonio fanno leva su emozioni negative quali la paura, per spingere chi le riceve a compiere alcune azioni.
Lo schema che seguono è sempre lo stesso: vengono fatte delle promesse (“se diffonderai questo messaggio a 10/20 persone riceverai questo, quello e quell’altro…“) a cui seguono, nella parte finale, delle minacce.
Osservando questo fenomeno da una prospettiva spirituale, possiamo osservare come la paura sia un’emozione che vibra su basse frequenze. Meglio non risvegliarla (ce n’è già anche troppa nelle nostre vite) e, sopratutto, meglio con compiere azioni spinti da essa.
2 – Nascondono vere e proprie truffe
Le catene di Sant’Antonio inviate tramite e-mail, finita la “solfa” promesse di vincite e doni (con relative minacce per chi non adempie) servono spesso per rubare gli indirizzi e-mail di chi la diffonde.
Un software si incarica diligentemente di memorizzare gli indirizzi, i quali, raccolti in un database, vengono poi venduti ad agenzie pubblicitarie ed aziende senza scrupoli, che li utilizzeranno per i loro scopi personali.
Non vuoi farti rubare l’e-mail? Non diffondere la catena.
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3 – Diffamano persone innocenti
Qualche tempo fa, l’innocuo ed onesto gestore di un bar di Parma, si è ritrovato il locale danneggiato da atti vandalici dopo che qualche “buontempone” aveva ben pensato di accusarlo di pedofilia su Facebook.
Come l’ha fatto? Usando, appunto, una catena di messaggi.
Ancora una volta, gli sprovveduti utenti del social hanno contribuito, con il loro click a far girare questa infamante accusa, assolutamente infondata come poi riportato ampiamente dalla stampa locale e nazionale (qui trovi l’articolo sulla vicenda, tratto da La Repubblica).
Non vuoi contribuire a far incolpare un innocente? Vale lo stesso suggerimento: non diffondere la catena!
4 – “Succhiano” la tua energia e la regalano a qualche personaggio oscuro
Eccoci al punto più importante ed al contempo difficile da comprendere. Arriviamoci con un’analogia.
Nell’antichità erano i sovrani a decidere il destino di milioni di sudditi. Bastava una legge o anche un ordine verbale e i cittadini inermi si trovavano a dover compiere (o evitare di compiere) alcune azioni.
Oggi questo potere è nelle mani di una stretta oligarchia di banchieri, politici e gruppi di potere (anche se ci sarebbe molto da dire sulla presa di coscienza del nostro potere individuale, che è enorme, ma a questo dedicherò uno Spiraglio in futuro…), ebbene, sono loro che, con una singola decisione, possono decidere per tutti.
Mi segui fino a questo punto? Benissimo, allora, non ti sembra che la persona che crea la catena di Sant’Antonio, dato che sa che essa verrà inviata e diffusa da milioni di persone stia in qualche modo decidendo il comportamento di una grande massa di esseri umani?
Ti dice per segno cosa devi fare e persino come farlo. Tu, diligentemente, proprio come se un ordine ti venisse impartito, esegui.
Per sincerarsi che le persone eseguano gli ordini, i creatori della catena inventano storie (false) basate su paura (hacker su Facebook che “ruberà i dati – te ne parlo nel punto n.6) sulla speranza (se lo invii riceverai un regalo/vincita entro “x” tempo) e odio (caso del “pedofilo”, in realtà un onesto cittadino).
In certi casi la manipolazione avviene facendo leva sul desiderio di compassione e di aiuto (catene di Sant’Antonio sulle trasfusioni di sangue – punto n.7) pericolosissime a livello energetico ed interiore perché usano le persone per compiere azioni inutili e dannose facendogli credere che stanno facendo del bene.
Ciò che è sottratto al bene, entra a far parte del male.
Inoltre, oggi ti manipolo facendoti mandare un messaggio “innocuo”, domani con una menzogna, tra qualche anno, quando avrai fatto tutto ciò che ti dico, ti userò per diffondere credenze e notizie che danno potere a determinati gruppi di potere.
No, decisamente non ci siamo. Molto meglio lavorare sulla propria consapevolezza e spezzare le catene di Sant’Antonio.
5 – Sottraggono tempo ad attività utili ed evolutive
Se dedichi tempo ad inviare una catena, lo stai sottraendo a qualcos’altro, è una questione matematica.
Si potrebbe obiettare che inviare una catena richiede pochi secondi e che, quindi, il danno è minimo. Questo non è vero per due motivi.
Il primo: oltre al tempo dedicato a copiare, incollare, selezionare i contatti ed inviare, ci sarà anche quello che sprecherai a leggere e rileggere tutte le catene che ti torneranno indietro. Personalmente, c’è stato un periodo in cui ricevevo anche dieci messaggio al giorno. Non aggiungo altro.
Il secondo: avvallare falsità o calunnie e diffonderle ha conseguenze karmiche che prima o poi vanno scontate.
Al karma non interessa che tu sia informato o meno, né che tu sia in buona o cattiva fede. Se invii un messaggio che accusa di crimini un innocente, stai compiendo un’azione che ha conseguenze sul piano della coscienza (anzi, dell’incoscienza collettiva) e prima poi qualche conseguenza tornerà indietro.
Mi sento anche di aggiungere che anche una “piccola” azione, può avere enormi ripercussioni, e questo accade grazie all’effetto farfalla. Lascio qui sotto un video che avevo realizzato sull’argomento per chi volesse approfondire…
E se la tematica del karma non ti convince sappi che, per la legge dello Stato, diffamare tramite un Social una persona è equiparata alla diffamazione a mezzo stampa, e diviene quindi un reato di diffamazione aggravata.
Il fatto di aver ricevuto il messaggio e averlo “girato” non è una scusante: se lo ricevi e lo inoltri, per la legge, sei colpevole quanto chi l’ha creato e puoi essere ugualmente denunciato. “Ignorantia legis non excusat”.
Non so a te, ma a me pare un motivo decisamente sufficiente per informarsi sulla veridicità del messaggio che si riceve. E, se non si è sicuri, evitare di inviarlo.
6 – Le catene sugli hacker di Facebook sono false (e dannose)
Ci sono stati tre casi famosi di tre presunti hacker i quali, se gli avessi accettato l’amicizia, avrebbero “rubato i dati personali”. Il primo era un hacker evidentemente di fama internazionale, tale Jayden k smith, mentre i secondi erano di casa nostra: Fabrizio Brambilla, poi evolutosi (un po’ come le evoluzioni di Dragon Ball) in Fabrizio Bonomi.
La notizia era falsa, in quanto nessuno può “rubare i dati” chiedendo l’amicizia su Facebook, i motivi non li spiegherò qui su Spiragli di Luce (sono complessi ed esulano dalle tematiche del blog), ma li trovi esposti in questo articolo di nextquotidiano.it.
È particolarmente interessante, tra l’altro, la storia di Fabrizio Brambilla.
Ora, mentre Jayden e Bonomi sono nomi di fantasia (sul “caso Bonomi” trovi qui un articolo) Brambilla esiste veramente ma, ovviamente, non è un hacker.
Si tratta di un innocente e simpatico ragazzo che è stato, in seguito a questa vicenda, tempestato di messaggi minatori (incluse minacce di morte) provenienti da tutto il mondo. Fabrizio (che nella vita deve essere un tipo in gamba), è riuscito a sdrammatizzare giungendo persino a creare una pagina auto-ironica in cui ha “accettato” il ruolo di “hacker” che gli è stato attribuito.
Fa ridere, vero?
Beh, se ti metti nei suoi panni, forse, fa un po’ meno ridere. Prova ad immaginare di ricevere all’improvviso messaggi di centinaia di persone che dichiarano di volerti uccidere…non è esattamente una bella esperienza, vero?
Allora, se vuoi evitare di far finire nei guai chi non ha fatto niente di male e generare nel mondo un’ondata di energia negativa dovuta a migliaia di reazioni emotivamente scomposte e “basse” a livello vibrazionale…evita di diffondere le catene di Sant’Antonio!
7 Le catene sulle trasfusioni sono anch’esse false (e anch’esse dannose)
Qualche tempo fa c’è stata una bufala famosa che aveva imperversato sul web (con relativa catena di Sant’Antonio al seguito), in cui il messaggio diceva “mi aiuti a diffonderlo” e poi parlava di una bambina che stava male e di una tale Elisa Romagnoli, “referente”, con tanto di numero di telefono su cui chiamare.
Condivido il comunicato ufficiale dell’Avis sulla vicenda:
Se ricevete un messaggio WhatsApp che dice che una bambina malata necessita di sangue, seguita dal nome “Elisa Montagnoli” con un numero di cellulare, PER FAVORE FERMATE LA CATENA ed informate colui o colei che ha condiviso il messaggio che deve rettificare e interrompere la condivisione. Voi tutti sapete che in Italia il sangue non si può donare per una persona specifica, perché la donazione è ANONIMA, VOLONTARIA E GRATUITA.
Il post è ancora visibile sulla pagina Facebook dell’Associazione e puoi trovarlo qui.
Compreso? Ogni messaggio che ti invita a donare sangue per una persona specifica (non essendo ciò consentito dalla legge) è inevitabilmente “farlocco”.
Tra l’altro diffondere una notizia del genere, può anche provocare migliaia di chiamate ai centralini AVIS, facendo perdere minuti preziosi, e mettendo a repentaglio la raccolta stessa del sangue….
Perché spezzare le Catene di Sant’Antonio
Se i sette motivi che ti ho elencato non ti sembrassero sufficienti, puoi aggiungerne un ottavo che si basa su un’idea spirituale: spezzare una catena di Sant’Antonio è una pratica per lavorare sulla tua consapevolezza.
Quando ti trovi di fronte ad una notizia/messaggio, prova a chiederti:
“Ho la certezza che sia vero?” – “Da quale fonte proviene?” e, se vuoi essere più sicuro, fai una ricerca su Google digitando la notizia in questione. Se scopri che è falsa, informa la persona che te l’ha inviata della sua falsità chiedendole di smettere di condividerla.
Al posto di un piccolo gesto che crea incoscienza e conseguenze indesiderate, ne farai uno che creerà coscienza e informazione corretta.
Come sempre ti saluto suggerendoti due Spiragli per proseguire la lettura, e dato che ho chiuso parlando di consapevolezza, come primo consiglio: Lavorare su sé stessi: cosa significa e come farlo.
L’altro è L’arte di scegliere la Gioia.
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Arrivederci al prossimo Spiraglio
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