Ufficio di scollocamento è un libro visionario e concreto, che ci racconta non solo come cambiare lavoro, bensì come cambiare il lavoro e noi stessi con esso. Ecco la mia recensione.
Caro amico e cara amica, benvenuto su Spiragli di Luce…oggi ti voglio parlare dell’ultimo libro che ho letto: “Ufficio di scollocamento” di Simone Perotti e Paolo Ermani.
È un libro che ho letteralmente divorato, tutto d’un colpo, letto senza mai fermarmi, tanto l’argomento mi ha appassionato. Si parla di cambiare lavoro ma non solo: si parla di come far sì che l’attività lavorativa sia rispettosa di noi stessi, del nostro e dell’altrui benessere, sia portatrice di relazioni sociali armoniche e proficue e sostenibile per il Pianeta che ci ospita.
Questa lettura è capitata “a fagiolo” dopo il post che avevo pubblicato sul cambiare lavoro. Se per caso te lo sei perso, lo troverai qui: Come cambiare lavoro: 3 ingredienti per la ricetta del Cambiamento. Ed ora, via con la recensione!
L’idea di fondo del libro
Il principio da cui partono gli autori è il seguente: il nostro sistema di lavoro è basato sullo sfruttamento e produce infelicità. Vengono sfruttati i lavoratori, le materie prime, le risorse naturali, gli animali e la Natura stessa. Se tutto questo, per lo meno, producesse felicità, si potrebbe egoisticamente goderne, magari facendo finta che non esisteranno generazioni future a cui lasceremo il pianeta peggio di come l’abbiamo trovato.
Ma il punto, è che negli ambienti lavorativi, nel 2017, di felicità ce n’è ben poca.
Se mi guardo intorno, personalmente conosco ben poche persone realizzate professionalmente parlando, e grandissime schiere di persone insoddisfatte e frustrate, che lavorano unicamente per avere uno stipendio ed “arrivare a fine mese”. Nel libro (lo citerò più avanti) è persino citato il caso di un lavoratore costretto a prendere psicofarmaci per sostenere l’ansia. E non credo sia un caso isolato.
Non credo che sia possibile continuare così. Ed, evidentemente, non lo credono neppure Simone Perotti e Paolo Ermani, gli autori di Ufficio di Scollocamento.
Ufficio di Scollocamento
Una proposta per ricominciare a vivere
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La promessa non mantenuta
Così inizia il libro. Citando una promessa non mantenuta: quella secondo cui, accettando l’attuale sistema, avremmo avuto agi e vantaggi: saremmo andati a scuola e all’università, coi titoli di studio avremo avuto lavori sicuri e posti fissi con i quali avremo comprato casa, macchine, polizze assicurative, beni di consumo e svaghi. Avremo avuto ferie pagate e spalle coperte. Infine, per ripagarci dello sforzo, una bella pensione, magari non più tardi dei cinquant’anni, per goderci la vecchiaia “in santa pace”.
Bella la promessa, vero? Peccato che oggi, di tutto questo, non rimangano che le briciole.
Che fare, allora? Intestardirsi a rimanere a bordo della nave che affonda o “ammutinarsi” e trovare un’alternativa? Secondo gli autori di Ufficio di scollocamento l’alternativa è, come dice il titolo stesso, scollocarci aprendoci ad una nuova visione: del lavoro, di noi stessi e delle relazioni con gli altri.
Un esempio virtuoso
Riporto un passo del libro:
“P. lavorava in pubblicità, guadagnava bene ma non era felice, aveva attacchi di panico ed era costretto a spendere per un farmaco che regolasse il suo sistema neurovegetativo. Un giorno ha lasciato il lavoro e si è messo a fare tutt’altro.
Aveva soldi per vivere per 2 o 3 anni, dunque è andato in campagna, ha comprato per pochi soldi della terra da coltivare e un rudere da ristrutturare, ha realizzato quattro stanze e si è dedicato all’agriturismo”.
“Vantaggi? Ha liberato un posto di lavoro (che lo faceva star male n.d.r.), ha creato valore immobiliare recuperando un rudere che sarebbe crollato; cura la terra e la fa produrre; genera risparmio di risorse consumando prodotti bio a chilometro zero e lavora quattro mesi l’anno invece che undici e mezzo; non spende in più in cose inutili, non assume più i farmaci che utilizzava, ha smesso di intasare il traffico tutte le mattine. Sta molto meglio”.
Bella storia, vero? Mi dirai che non tutti possono farlo, magari? Può darsi. Credo che ognuno debba trovare il proprio modo per farlo. Eppure, questa storia non è appannaggio dei soli personaggi di Ufficio di scollocamento. Una persona che ha fatto la stessa scelta, io la conosco e ne ho pure raccontato la storia nel blog.
Si chiama Fabrizio e dopo 20 anni in una multinazionale ha mollato tutto ed aperto un B&B in un trullo. Se dopo aver finito questo post vorrai approfondire la sua storia, la troverai qui: Fabrizio: mollo tutto e vado a vivere in un trullo!
Scollocarsi migliora la qualità della vita e salva il Pianeta
Questo slogan me lo sono appena inventato, non lo troverai sul libro. È un modo, mio, personale, per riassumere i bellissimi concetti espressi in Ufficio di collegamento.
Quando si parla di qualità della vita, quasi sempre si pensa a possedere denaro. Suona brutto detto così, vero? Eppure, se ci pensi, è proprio quello che succede. La gente vuole avere tanti soldi (così suona ancora peggio, e forse fa più male, perché è ancora più vero…) perché crede che con tanti soldi vivrà meglio, che i soldi possono comprare tutto.
Crediamo che con cento, cinquecento, mille euro al mese in più saremmo felici. Ma è davvero così?
E se invece ci chiedessimo se è proprio necessario fare tanti sforzi per sostenere il nostro tenore di vita?
È necessario vivere in città? Lo so che è bello, pure io ho vissuto 10 anni a Bologna. Però è anche vero che un monolocale in città può costare anche 800 euro. In campagna la metà. Se non meno. Allora, abbiamo bisogno di più soldi per vivere tutti quanti in città, o forse a qualcuno va bene vivere con meno soldi e meno spese?
Uscendo dalla città costano meno gli affitti ed è più facile dedicarsi all’auto-produzione. Auto-produrre (al posto di comprare tutto al supermercato), vuol dire (ancora) spendere meno e fare qualcosa di buono per il Pianeta . Due piccioni con una fava: riduciamo le spese e rendiamo la nostra vita più sostenibile.
Ma cosa si può auto-produrre? Il cibo, innanzitutto: in campagna le terre si affittano a prezzi stracciati o si danno gratuitamente in comodato. Ci sono persino comuni che regalano case se prometti di trasferirti e ristrutturarle. Precisamente: le “vendono” al prezzo di un euro. Alla fine del post ti indicherò un articolo in cui se ne parla.
Si possono auto-produrre anche i saponi. A fine paragrafo indico un post in cui ne parlo. E se la campagna non fa per te, tutto questo è fattibile anche in città. Ad esempio attraverso gli orti urbani, ma anche iscrivendosi ad un G.A.S.
G.A.S è l’acronimo di Gruppi di Acquisto Solidale: si compra direttamente dai contadini garantendo a loro un buon prezzo e a noi stessi prodotti genuini, a km0 e, spesso, biologici.
Alimentazione più sana significa più salute. Più salute significa meno medicinali. E meno medicinali significa meno spese. Inoltre una zucchina che arriva dai campi degli agricoltori della tua provincia, anziché da 500 km (dopo essere stata trasportata su gomma inquinando), è più salutare per il pianeta. Ancora i due piccioni con una fava.
Visto com’è facile? 🙂
E se vuoi sapere di più sull’auto-produzione dei saponi e sulla permacultura, ecco un post in cui ne parlo: Un mondo migliore è possibile? CLARO QUE SI!
La condivisione
Questo è uno dei punti più interessanti toccati da Ufficio di scollocamento.
Mi ha fatto venire in mente questo: quando vivevo a Bologna, in una casa da cinque persone, avevamo cinque asciugacapelli. Veramente cinque persone hanno bisogno di cinque asciugacapelli? Ovviamente ognuno di essi doveva essere acquistato.
Ragioniamoci su: Acquisto = Denaro speso. Denaro speso = necessità di guadagnarlo. Necessità di guadagnarlo = lavoro e magari mi faccio sfruttare per mantenere il mio “vecchio” stile di vita, fatto (spesso e volentieri) di sprechi.
Un chiarimento: non voglio che ciò che ho appena scritto sia interpretato come una credenza limitante riguardo il denaro. Ogni persona ha diritto di vivere in piena abbondanza. Quello che sto dicendo, semplicemente, è che dobbiamo ragionare su quanto e come guadagnare, in relazione al nostro benessere e a quello dell’ambiente.
L’asciugacapelli sarà un esempio banale, ma quanti beni e persino quanti servizi potrebbero essere messi in comune con conseguenti risparmi? In un condominio con 30 unità abitative, veramente c’è bisogno di 30 lavatrici, 30 congelatori e 30 caldaie?
Forse una parte di queste dispendiose (per noi e per il pianeta) risorse potrebbe essere messa in comune? L’esempio del phon è mio, quest’ultimo l’ho preso invece da Ufficio di scollocamento: lavatrici in comune, più capienti, di migliore qualità, che hanno bisogno di meno manutenzione e si rompono meno. Lo stesso principio vale per l’automobile di proprietà, che magari viene usata 2 ore al giorno e le rimanenti 22 rimane parcheggiata.
E non sono solo le nostre finanze a guadagnarci, ma anche il pianeta: cinque lavatrici contro trenta significa meno materiali ed energia per costruirle, meno gasolio per trasportarle, meno CO2 per farle arrivare dalla fabbrica al supermercato e da questo alle nostre case.
Tempo libero
Gli autori di Ufficio di scollocamento citano il caso di una madre costretta a lavorare come una matta per pagare una baby-sitter.
In pratica, guadagnava soldi che spendeva per non stare coi suoi figli. Una volta scollocata e ricollocata nel settore turistico dove lavora part-time, questa signora risparmia ora i soldi con cui pagava la baby-sitter e passa più tempo coi suoi bambini.
Risultato: ragazzi che cresceranno con una madre presente anziché assente, più soddisfatta di sé anziché stressata e frustrata come prima, con un’infinità di ricadute positive, in perfetto stile effetto-farfalla.
Anche il telelavoro dovrebbe essere riconsiderato.
Legioni di impiegati, tutte le mattina, si gettano nel traffico selvaggio (generando inquinamento e malessere) per raggiungere uffici in cui, inspiegabilmente, le aziende ancora li costringono a lavorare, quando potrebbero svolgere le stesse mansioni da casa. Non è un’utopia. Molte aziende (nel libro si cita Siemens) già lo stanno facendo.
Come ti sembrerebbe una pausa pranzo con i tuoi figli, famigliari o amici, anziché con i colleghi di lavoro?
Ufficio di scollocamento. Un cambiamento di visione
Questi sono solo alcuni dei punti toccati da “Ufficio di scollocamento”. I temi affrontati nel libro vanno poi dalla scuola agli anziani, dal ruolo della politica a quello dei sindacati, dalla creatività alla comunità, dalla capacità di coltivare a quella di riparare e non posso certo affrontarli qui sul blog. Ma il libro, edito da ChiareLettere è disponibile e pieno zeppo di belle idee come queste.
Se ti interessa, lo puoi acquistare su Il Giardino dei libri cliccando sull’immagine qui sotto:
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E se preferisci la versione e-book, eccola:
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Link utili
Prima di salutarci, se vuoi proseguire la lettura nel blog, ti ricordo lo spiraglio di cui ti avevo parlato all’inizio: Come cambiare lavoro: 3 ingredienti per la ricetta del Cambiamento.
Ed ecco anche il link che parla di case in vendita ad un 1 euro, tratto da questo articolo di “Il Fatto Quotidiano“
Ovviamente, non può mancare il sito del vero e proprio ufficio di scollocamento che trovi seguendo questo link.
E se questa recensione di Ufficio di Scollocamento ti è piaciuta e pensi che possa essere utile a qualcuno, condividila. Grazie!
Arrivederci al prossimo spiraglio
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