Cari amici ed amiche,
da ormai un po’ di tempo muoio dalla voglia di scrivere un bel post di viaggio…e dopo le bellissime esperienze di oggi e di ieri…ho il materiale giusto per farlo!
È tanto che non scrivo un post del genere e mi sento emozionato… non vedo l’ora di ripercorrere, verbalmente ed attraverso le immagini, questa ultime fantastiche 48 ore. Ci tengo anche (dopo più di tre anni di viaggi e di persone che me lo chiedono) di inserire un piccolo commento sul fatto che viaggiare in Colombia sia o meno pericoloso…rimando a fine post per questo punto.
Sono partito martedì scorso da Bogotà, in direzione occidente. Preso l’ultimo caffè prima della partenza, mi sono diretto nel garage dove da un po’ di tempo alloggia la mia moto…e sono partito. Attraversare tutta la megalopoli colombiana ha richiesto circa un’ora e forse qualcosa di più. Ammetto di essermi perso un paio di volte, ma non è stato affatto difficile trovare la strada: Bogotà è circondata dalle montagne ad est….ed io dovevo andare ad ovest. Niente di più facile.
Raggiunta la periferia nord-occidentale, ho imboccato la lunga strada che conduce a Medellin. Avendo solo quattro giorni a disposizione, ho optato per un piccolo giro, giusto per conoscere i paesini della regione di Bogotà, che si chiama Cundinamarca.
Hey ma…che succede…si è forse aperto un varco spazio-temporale e sono arrivato senza volerlo in California?? Niente affatto cari amici e care amiche…San Francisco è un piccolo paese poco fuori Bogotà, poco meno di un’ora dai limiti occidentali della periferia della capitale.
Ed eccoci arrivato a La Vega. Curioso che vicino a San Francisco ci sia La Vega vero? Però occhio…La Vega…cioè senza “s”, quindi, non ci si può sbagliare. Ah, a proposito, lei (la moto) si chiama Daisy.
E questo è il posto in cui ho dormito. Bellino, spartano, economico e silenzioso… un po’ fuori dal paese…la moto ti permette questo bel lusso. Poi è arrivata la mattina, sono partito da La Vega in direzione Villeta. Un insetto strano ad un certo punto, ovviamente nell’unico istante in cui ho alzato la visiera del casco, ha pensato bene di entrarmi nell’occhio. Ma tutto bene.
Una volta arrivato a Villeta, che già conoscevo, ho proseguito, direzione Guaduas. La pausa che non ho fatto a Villeta, l’ho fatta lungo la strada…
la scritta, riferita al caffè dice: “provalo, ti sorprenderà”…beh…non mi sono certo fatto pregare…
…poi ho proseguito…poco prima di arrivare a Guaduas vendevano queste bellissime e coloratissime amache
ed eccomi finalmente a Guaduas…come in ogni piazza colombiana che si rispetti c’è almeno un cane a prendere il sole…
il tipico “almuerzo” (pranzo) colombiano non poteva certo mancare… ovviamente nella versione da me preferita, quella vegetariana…
se per caso qualcuno dubitasse che in Colombia si fa la raccolta differenziata…beh…miei cari…siete in errore.
Poi sono andato alla ricerca del tetto da mettermi sulla testa…ed ho trovato un alberghetto economico e felino-munito proprio nella piazza principale del paese
Come tutti i felidi ha fatto il sostenuto per un po’…anzi, LA sostenuta, era un felide femmina…e poi è immancabilmente crollata sotto il mio irresistibile fascino…
Ed ecco il “parque”, la piazza principale di Guaduas. Dopo aver sistemato le mie cose ho deciso di andare all’avanscoperta dei dintorni. Avevo lasciato parcheggiata Daisy proprio lì sotto, quindi non appena liberato lo zaino del superfluo, mi sono gettato alla ricerca del MIRADOR di cui mi avevano parlato…un meraviglioso punto panoramico…
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le case lungo la strada che conduce a la bellissima PIEDRA CAPIRA, non vedevo l’ora di arrivare…
“Carico lungo e largo“….per un attimo ho temuto che una balla di fieno. mi travolgesse…
…e poi ho finalmente trovato la strada (ehm…diciamo il sentiero) che conduce alla PIEDRA CAPIRA…solo che…
ehm…si…strada chiusa.
Per fortuna ho trovato un “campesino” (contadino) che mi ha indicato la strada. Gli ho dato un passaggio in moto, per sdebitarmi delle innumerevoli volte in cui ero appiedato e lo diedero a me…
…la PIEDRA CAPIRA era sempre più vicina… e finalmente….
…l’immenso….
ma credo che nessuna foto potrà rendere l’idea di cosa si è parato di fronte ai miei occhi oggi. Per questo ho girato anche un piccolo video…
…e poi è arrivato il tramonto…
era l’ora di tornare verso Guaduas… il paesino in cui alloggiavo… e che ho trovato in fibrillazione per la partita della Colombia…
…ebbene si, ero ancora stordito da tanta bellezza…ma non ho rinunciato a farmi una bella birretta e a vedermela…
In molti mi chiedono se sia sicuro viaggiare in Colombia o se, invece sia pericoloso. Beh, cari amici…credo proprio che a breve scriverò un post su questo argomento. Nel frattempo posso dirvi che, come capirete da questo articolo, ci sono ampi margini di sicurezza per viaggiare tranquilli e vivere esperienze stupende. Ciò nonostante, ci vogliono alcune precauzioni a cui, appunto, mi dedicherò in uno scritto nel futuro prossimo.
E insomma… come sempre GRAZIE per essere passato da qui. Vediamo come prosegue il viaggio. Ho ancora a disposizione due giorni, prima del rientro a Bogotà. Se vuoi vedere come è proseguito il viaggio, puoi proseguire la lettura e scoprire la bellezza del salto de Versalles, di Honda e di Mariquita puoi cliccare qui
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Viaggio avventuroso tra strade chiuse e “gatte” ammaliate dal tuo fascino 😉 🙂
Bella esperienza e cher luogo magico Piedra cabira, davvero l’immenso.
E il tramonto ha sempre il suo fascino.
Ti dico solo una parola che esprime la gioia che mi hai dato: grazie.
Sono stati giorni fantastici…oggi sono tornato a Bogotà, dato che domani abbiamo l’incontro di meditazione…ma poi RIPARTIRÒ! La Piedra Cabira è un luogo meraviglioso, fuori dagli itinerari turistici e poco conosciuto dagli stessi colombiani. Grazie come sempre per i tuoi bei commenti cara, a presto!
Ma non posso mettere mi pace…non c’è l’icona 🙁
Certo che si cara Penelope, c’è l’icona di Facebook, Twitter e Google+ per il mi piace, la trovi a metà ed a fine articolo 😉