Cari amici ed amiche, questo è il primo post che esce sul nuovo Spiragli di Luce, quindi do a tutti voi il benvenuto. Inauguro questo nuovo spazio virtuale con una storia dedicata a due mostri sacri della comunicazione odierna…WhatsApp e Facebook.
Ai tempi dei miei nonni (così vuole la leggenda) non tutti avevano il telefono in casa. Nel paese di mia nonna, Caprigliola, comune di Aulla, provincia di Massa-Carrara, attualmente più di mille anime (all’epoca meno), c’era un solo telefono: nel bar del paese.
Se ti volevano parlare, dovevano chiamare lì. Arrivava la chiamata e poi qualcuno, ovviamente a corsa, si dirigeva verso la casa del destinatario della chiamata, cacciava un paio di urli, questo scendeva, percorreva sempre a corsa le poche centinaia di metri che lo separavano dal bar e finalmente rispondeva. Ovviamente la privacy era ridotta a un valore prossimo allo zero.
Poi arrivò (anche questo l’ho solo sentito raccontare) l’epoca del centralino: per comunicare con la persona desiderata dovevi prima comunicare con un estraneo che te l’avrebbe passata.
Ed arriviamo così alla mia infanzia: l’epoca del telefono fisso in casa. Eh si, quello strano oggetto ormai in via d’estinzione la cui funzione attuale, per chi ancora ce l’ha, sembra essere quella di rispondere alle chiamate di promoter di ogni tipo, che cercano insistentemente di venderti qualsiasi cosa sia vendibile o proporti qualche dubbio passaggio ad un nuovo operatore di telefonia mobile o affini.
Bene…ma tutto questo cosa c’entra con l’amore? O con la gelosia?? O con Facebook o WhatsApp???
C’entra…c’entra… fammici arrivare. Quando ero piccolo, infatti, quanto ti piaceva una ragazza, dovevi passare attraverso il telefono di casa ed affrontare lo spauracchio di ogni giovane corteggiatore, ovvero: il temibilissimo padre di lei. Il quale, di solito, non si limitava a dire “ok, te la passo” ma voleva sapere chi eri. Le strane conversazioni che si generavano le potrei riassumere più o meno così…
“Buongiorno, sono Elvio, c’è Claudia?” (nome di fantasia)
“Chi?”
“Elvio”
“E come la conosci Claudia?” (…”come la conosci A Claudia” per i padri meridionali…)
“sono un compagno di scuola”
“A scuola non c’è nessuno che si chiama Elvio”.
“Si, ma non in classe con lei, io sono dell’anno prima…”
“E perché allora le vuoi parlare?”
“No, niente…per cose…di scuola…”
“Ma se hai detto che non siete in classe insieme”
“Si ma, è una cosa per…. – è li che iniziai a sviluppare il senso dell’improvvisazione – …la gita scolastica”
“Gita scolastica? Ma se siamo a ottobre e in gita ci si va ad aprile”
“Eh lo so….però il fatto è che…”
Terribile eh? Prima di proseguire “rubo” (anzi, prendo in prestito…) solo un secondo del tuo tempo e se questo post ti sta piacendo…ti chiedo di dargli un mi piace, a te costa solo un click…ma per me è molto importante. Grazie.
E quando ormai ogni speranza sembrava perduta si sentiva in sottofondo l’agognata voce femminile che diceva “papà, ma chi è?” ed a quel punto alla risposta “mah…un certo Elvio che DICE di essere a scuola con te”; lei in genere gli strappava la cornetta dalle mani intimandoli di andarsene.
Ah, che tempi terribili. Quelle attese davanti casa. Anzi, no, davanti casa no, che poi ti poteva vedere il padre, il fratello, l’altro fratello, il cugino, lo zio e tutta la stirpe maschile (quella femminile era in genere complice) fino alla settima generazione e poi prendere provvedimenti restrittivi nei suoi confronti.
Nei dintorni. Lì, da qualche parte, nei paraggi, meglio se con un amico per avere una giustificazione valida al tuo “guarda caso passavo di qua”.
Eh, già, brutti tempi eh? Con l’arrivo del cellulare e dei social network tutto risolto eh? Niente più paura, niente più mancanza di privacy, niente più intromissioni familiari, tutto un idillio, la libertà più totale…
…e invece no. Perché no? Beh…perché tutto in effetti ora funzionerebbe se tra i partner e la loro felicità di coppia non si fossero intromessi due acerrimi nemici di questa ultima, ovvero Facebook e WhatsApp. In questa prima puntata, come avrete intuito dal titolo mi dedicherò al caro WhatsApp.
Capitolo 1 – Il famigerato “Ultimo accesso alle…”
Ricapitoliamo un attimo. In teoria, giunti all’epoca contemporanea, tutto bene. Ci si può sentire e persino vedere, si può chattare addirittura gratis e ultimamente pure chiamare. Peccato che ci sia un problemino, difatti whatsapp possiede la funzione “ultimo accesso alle”. Cosa significa? Beh, credo che lo sappiamo tutti…ti indica l’ultimo orario in cui la persona si è connessa. Non ci sarebbe niente di male se… nei rapporti di coppia non ci fossero quelle due emozioni note come gelosia e possessività che sono solite mettersi di mezzo…
…e quindi in un mondo ancora pervaso da queste due emozioni, quel “ultimo accesso oggi alle ore 3:04″ risulta proprio inaccettabile. La domanda che appare nella mente del partner geloso è: con chi stava chattando/parlando a quell’ora? Perché per il sentire della persona possessiva l’orario notturno evoca inevitabilmente scenari inquietanti, tradimenti da film hollywoodiano o da telenovela di terza categoria con tanto di fuga dalla finestra con salto nel giardino (magari calandosi con un lenzuolo…), quando invece, il malcapitato in questione, è semplicemente andato in bagno e per farsi luce ha preso in mano il cellulare….
…e qui ho una curiosità: quanto i programmatori di WhatsApp hanno pensato a questa funzione…si sono resi conto di quello che avrebbero provocato? Sapevano i mostri che quella “scritta innocente” avrebbe generato??? Facendo un paragone un po’ azzardato (ma neanche troppo) con la cavernicola epoca del telefono fisso beh… sarebbe un po’ come se una voce registrata ti avesse detto: “Salve, l’utente da lei chiamato ha fatto l’ultima telefonata trantacinque minuti fa. Ieri sera non ha più ricevuto chiamate dopo le ventuno e trenta”.
Insomma…i programmatori di WhatsApp…sapevano o non sapevano? Usando la famosa frase di tangentopoli io opto per il “non potevano non sapere“…e quindi, con un po’ di malizia mista a fantasia me li immagino lì, mentre sghignazzano beffardi, assaporando a distanza il gusto delle litigate che avrebbero provocato. Perché di litigi (e pure feroci), posso assicurarvi che la funzione “ultimo accesso alle” ne ha provocati non pochi…
Capitolo 2 – “Se è in linea, perché non mi scrive”?
C’è un’altra funziona che si chiama “in linea“, anche questa sono sicuro che la conoscerete. Dice che il tuo ragazzo/a con cui stai uscendo – fidanzato/a – marito/moglie è connesso. E lì scatta inevitabile il pensiero: ma se è connesso…perché non mi scrive???
PERCHÈ C’AVRÀ QUALCOS’ALTRO DA FARE, NO??!! C’AVRÀ PURE LUI UNA VITA INDIPENDENTE?
…così mi verrebbe da rispondergli…ma no, dai, niente di tutto questo…manteniamo la calma. Anche perché, come vi rivelerò al finale, pure io non sono affatto esente da questi meccanismi. Il “perché non mi scrive” l’ho pensato anch’io, eccome se l’ho pensato. Ma proseguiamo.
Capitolo 3 – Quelle sporche “spuntine blu”
Infatti, i diabolici programmatori, non contenti del “ultimo accesso alle“, non contenti del “in linea” e conseguenze annesse…hanno pure messo le famose “spunte”: la prima è per quanto il messaggio è stato inviato, la seconda (doppia) è quando è ricevuto, l’ultima, l’insidiosissima spunta blu, indica che il messaggio è stato ricevuto e letto.
Anche qua, caro il mio programmatore…sei proprio un birichino. Ma cacchio…se uno non c’è…non c’è…e se invece c’è….c’è! No? Lo diceva anche Giovanni Lindo Ferretti: “chi c’è c’è e chi non c’è non c’è, chi è stato è stato e chi è stato non è“. A me sembra così semplice. E invece no.
Perché in effetti tu potresti scrivere a una ragazza e questa potrebbe non risponderti. Al che si potrebbe dire che non ha visto il messaggio. E invece no… gelosi, possessivi e affini trovano sul loro cammino un altro triplice avversario: le tre fetentissime “spuntine” appena citate, sulle quali casca miseramente un’altra categoria ovvero quella degli ansiosi.
Mando o non mando il messaggio? Lo mando o non lo mando??? Ok…mi decido a mandarlo. Uff. Preso il coraggio, digitato il testo…INVIO. Ok, parte la prima spunta, e fin qui tutto bene. Fin qui tutto bene. Arriva la seconda…uff, colpo al cuore…lo sta per leggere!!! fin qui (forse) tutto bene…fin qui (forse!!) tutto bene…e ora dovrebbe arrivare quella azzurra. Ma perché non arriva??? Perché non lo legge...cavolo, prendi in mano ‘sto telefono…apri quella benedetta chat…. e l’ansia ovviamente sale, sale, sale…se per caso l’altra persona è occupata (potrebbero passare ore) l’eccitazione si può tramutare in angoscia, la speranza in disperazione… ma…niente panico, perché finalmente la “spuntina azzurra”….APPARE! Tutto bene? Niente affatto… perché non mi risponde. Non mi risponde! …ma come? perché? L’HA VISTO…E NON MI RISPONDE… e lì la mente è dove inizia a fabbricare gli scenari più tetri che neanche un film di Dario Argento…
…ma poi il nostro amato prende finalmente il cellulare in mano…e ci risponde. Ok, tutto a post. Ci possiamo rilassare 😀
Beh dai, salutiamoci con questo sollievo finale. Insomma…sembra proprio che il cellulare (e Facebook, come vedremo nel prossimo post) siano responsabili dei problemi di coppia. Ma siamo proprio sicuri che sia così? Se vuoi sapere il seguito prosegui la lettura nella seconda puntata: “L’amore ai tempi di Facebook“. Inutile dire che questi due titoli sono un omaggio al mio scrittore preferito Gabriel Garcia Marquez.
Se hai qualche esperienza da raccontare riguardo qualche episodio di gelosia accaduto su WhatsApp lascia un commento. E se il post ti è piaciuto, condividilo su Facebook o su uno degli altri Social Network utilizzando uno dei pulsanti qui sotto. Ah, ovviamente…lo puoi condividere anche su WhatsApp…ma…in quel caso, dopo tutto questo…fai attenzione!!! 😀
Eccomi!
Ho letto tutto di Gabriel Garcia Marquez e per questa conoscenza devo ringraziare mia madre.
In riguardo a wz lo uso solo per comunicare con familiari e amici brevemente. Niente controllo su mio maritome lui su di me…altrimenti sarebbe la fine 🙂
Le toto che commentano il tuo bellissimo e veririero post sono mitiche.
hahahaha, grazie per le foto… diciamo che ho trovato un modo per unire l’utile al dilettevole… meno male che non vi controllate hehehe, un abbraccio cara!
Scusa l’ignoranza, ma il mipiace dove lo clicco….non vedo l’icona 🙁
Bella domanda…sto ancora finendo di ultimare gli ultimi dettagli tecnici… adesso cerco il plugin poi ti avviso 😀
Cara Fulvialuna, ecco, ora puoi anche dare il “mi piace”. Se vuoi puoi anche condividerlo sui vari social coi pulsantini che trovi sotto…ma se lo condividi su whatsapp…occhi ad eventuali conseguenze!!! hehehe
Rieccomi nel tuo nuovo sito .Mi sono iscritta adesso . L’amore ai miei tempi era a guardarsi nelle palle degli occhi , invece adesso ai tempi di WhatsApp ci si guarda attraverso il display dello smartphone 😀 … Comunque penso che per i rapporti a distanza è utile usare anche Telegram che è una applicazione simile a WhatsApp . Buona settimana 🙂
Grazie cara Viola… ne ho sentito parlare… ma per quanto mi riguarda mi auguro che il mio prossimo rapporto NON sia a distanza hehehe un abbraccio
diciamo che è un po cambiato il tuo blog, ma è comunque sempre lo stesso, o no? scusa sono un po rimbambita telematicamente parlando! 😀
Si…senza entrare in dettagli troppo tecnici…prima era sulla piattaforma gratuita che vedo usi anche tu…ora è un sito “indipendente” con un suo host e fatto da zero, ha una nuova grafica e tante nuove funzionalità (e in futuro pure di più!) ciao cara! 😀