Una storia che arriva dall’altra parte del mondo, da oltre oceano, da quel paese magico chiamato Colombia. Sarà un caso che il celebre “realismo magico” sia nato proprio qui dove mi trovo adesso? Io credo di no e racconto questa storia appena accaduta, sull’autobus…a Bogotà…
Alzi la mano chi non ha sentito parlare di Gabriel Garcia Marquez e del suo capolavoro Cent’anni di solitudine.
Fin da quando lessi questo libro, ormai tanti anni fa, dissi a me stesso: prima o poi andrò in Colombia. E, difatti, eccomi qui. Precisamente, in questo istante, a Bogotà, dove stamattina, ho preso l’autobus e…beh…non anticipiamo. Via col racconto!
Questa mattina…
qui a Bogotà, la capitale, sono salito sul Transmilenio, uno dei grandi autobus che collegano gli estremi della metropoli sudamericana. Non appena seduto, sento dire: Buenos días, cómo están? Niente di nuovo, negli autobus colombiani c’è sempre qualcuno che si alza e prende la parola: per perorare qualche causa, chiedere soldi, suonare una canzone, vendere…ma sento che stavolta c’è qualcosa di diverso.
Lo guardo. È un ragazzino. Avrà si e no diciassette anni. E inizia a parlare d’arte. Mentre parla regge nella mano una lavagna, accompagna le parole con dei disegni. Immediatamente polarizza l’attenzione di tutti i passeggeri.
Dice che negli anni ’70 ed ’80 la classe dirigente ed i ricchi colombiani hanno creato dei percorsi di studio tecnici per garantirsi mano d’opera a basso costo. E non solo in Colombia, gli vorrei dire, ma invece continuo ad ascoltarlo. Vende i disegni per pagarsi gli studi d’arte. Ogni frase è accompagnata da un bellissimo disegno che esegue estemporaneamente. Va a finire che gliene compro uno.
La signora al mio fianco gli chiede se fa anche quadri grandi. Lui risponde che non l’ha mai fatto, ma ci può provare. Lei gli chiede il prezzo per un acrilico. Risponde che non lo sa perché ha usato gli acrilici ma solo quando glieli hanno regalati. Al che lei gli dice che anche lei è pittrice e se vuole lei gli regala tela e colori e poi lo paga per l’opera. Lui accetta con entusiasmo. Mentre si accordano lei gli dice che ha un ristorante. A quel punto le dico: e se per caso ha bisogno anche di musica nel ristorante…a la orden.
Che è un modo molto colombiano per dire “sono a disposizione”. Mi chiede che musica faccio e le racconto un po’. Il giovane artista segue il discorso e ridacchia. Quando le dico che è musica tradizionale italiana, musica del Mediterraneo mi dice che suo marito è libanese. Mi lascia il suo biglietto da visita. Il ragazzino se ne va. Forse presto, qui a Bogotà, ci sarà un quadro dipinto dal vivo in un ristorante. Ed a seguire un concerto.
Sono sceso dall’autobus con uno strano, profondo ed entusiasmante senso di unione tra tutti gli esseri umani. Frontiere e barriere, ho sentito in quel momento, sono solo stupide idee presenti nella nostra mente.
Questa è una storia accaduta stamattina nel bus. A Bogotà. Qui, dall’altra parte del mondo, dove tutto è possibile. Vi voglio bene. Ciao.
Nella foto…ovviamente…il disegno del giovane artista.
Sei curioso di scoprire altre storie sulla Colombia? Qui trovi una delle più belle: Perché ho lasciato il cuore in Colombia
Mentre, invece, dato che si parla di cambiamento e di ritrovarsi…ti suggerisco anche questa lettura: Ritrovare se stessi
tanta roba negli autobus colombiani … qui a malapena ci si saluta!!!
qui, cioè “lì” dipende da noi, creare un meno un certo tipo di realtà, tutto dipende da noi 😀 un abbraccio 😀
verissimo!
Ho un carattere molto colombiano, abito sulla terra sbagliata. se non fossi nelle condizioni in cui sono..farei un pote fra noi…e verrei …avrei tantov da dare..a fare…canto molte canzoni di lotta italiane ….specializzata in improvvisazioni…un grande abbraccio. gin
non credo tu sia nella terra sbagliata…le cose che fai le fai molto bene in Italia e c’è bisogno che tu le faccia! un abbraccio grande!
Direi che è l’inizio di una mattina magica, unire culture diverse con arte e musica mi sembra il massimo.
Magari l’uomo capisse quanto questo possa portare pace e non sopraffazione!
E allora buona giornata.
Eh, facciamoglielo capire a ‘sto “uomo” che può portare pace, allora!!! 😀
Brividi 🙂
di freddo non può essere….siamo all’equatore…
e’ Goku!!!!!
si, anche per quello gliel’ho comprato 😉
Bello questo racconto Mi sembrava di essere lì! Bello il finale… Hai colto l’attimo
Inviato da iPhone
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Grazie cara Chiara 🙂
che spettacolo! è così che si creano le vere interazioni! già vi immagino li nel locale mentre tu canti e lui sul palco dipinge a tempo di musica! 🙂
…cosa che mi auguro accada presto….soprattutto per lui che è un ragazzino dei quartieri poveri di Bogotà e ne ha sicuramente più bisogno di me! 😀
bhe dovrei provare anche qui…perchè adesso le cose si stanno complicando ….equitalia non ci sconta nulla e vuole anche un lavoro per prendersi dei soldi….quindi dovrei provare e vedere come ottenere delle serate o ottenere un posto da cuoca ……
Ciao Sabrina, la vita ci pone di fronte a molte prove, ogni paese ha le sue… credo sia inutile dire che le prove a cui sono sottoposte le persone qui sono infinitamente più grandi che nel nostro bel paese (che pure ha le sue difficoltà…) ma tutto accade SEMPRE per l’evoluzione, non c’è prova che con la FIDUCIA e il CREDERE NEL NOSTRO POTENZIALE non possa essere superata!!!