Un giorno, osservando un tronco caduto ho avuto un’intuizione. Tutto è accaduto un giorno, mentre stavo viaggiando, in Colombia…
Come si fa a viaggiare e contemporaneamente scrivere un blog?
Se viaggi non hai tempo per scrivere e se scrivi non hai tempo per viaggiare. Se provi a fare un po’ e un po’, ti sembra di non riuscire a fare nessuna delle due. Forse bisognerebbe sdoppiarsi: un te stesso viaggia e l’altro scrive. Bella idea eh? Ma come si fa? E ammesso che uno ci riesca, una volta sdoppiato, al tuo Alter Ego scriba, cosa gli fai scrivere?
Le idee che mi passano per la testa sono tante e tanto hanno in comune con la Colombia: numerose come i suoi chicchi di caffè, gustose come la loro aroma, variegate come i suoi stili musicali, variopinte come i colori delle sue case e brulicanti come le formiche che oggi saccheggiavano la carcassa di uno scarafaggio. Non vi aspettavate quest’ultima similitudine? Beh, nemmeno io.
“E’ uscita così” un po come “così” sta “uscendo” questo post, mentre seduto in un caffè, io non pensavo a te….ooops, scusate, mi sono distratto, mentre seduto in un caffè, dicevo, scrivo lasciando che le parole seguano il loro corso, libere come l’acqua del fiume in cui mi sono tuffato oggi, brillanti come le stelle di qualche sera fa a Villa de Leyva, sciolte come lo zucchero che rende meno amaro questo espresso che sto bevendo. C’è l’espresso pure lì? – qualcuno si chiederà – beh, non dappertutto e non sempre, ma si trova. E quando si trova, è fantastico. Il caffè colombiano, non ascoltate chi dice il contrario, è il migliore del mondo…
…e già che ci sono lascio scorrere pure le immagini.
Ecco cosa sto mangiando in questo istante:
Buone eh? Yum, yum, sono galletas oreo. Vi presterei il mio palato per farvele assaporare ma non saprei come fare: un po’ come per il fatto di sdoppiarsi. Eventualmente, se qualcuno mi spiega come sdoppiarmi gli presto volentieri il palato per sentire las galletas oreo rebosadas.
Insomma, chi mi conosce sa che sto tergiversando e che in realtà voglio raccontare qualcos’altro, ma perchè affannarsi? Del afàn solo queda el cansancio dicono qui, cioè della fretta ti rimane solo la stanchezza, lo stress che produce…quindi dai, voglio “stupideggiare” ancora un po’.
Oggi, infatti, ho stupideggiato non poco, come dimostra questo video:
L’ha filmato un simpatico gringo di nome Dove. Ebbene si, si chiama Colomba (o forse Piccione?). Ed a proposito di volatili, che ne dite di questa simpatica Guacamaya?
Ho intrattenuto con lei un’interessante conversazione che ora vi faccio ascoltare. E’ stata un po’ laconica perché la inibiva il fatto di essere ripresa. A telecamere spente si è lasciata andare decisamente di più…
E dopo questo dialogo (…non vi svelerò ciò che mi ha poi rivelato in privato, hehehe…) è giunto il momento di passare a quella cosa che volevo scrivere, cui accennavo poco fa.
Prima di rivelartela, ti chiedo solo un istante del tuo tempo…se ti sta piacendo questo Spiraglio…dai un mi piace alla nostra pagina Facebook, ci aiuti a crescere e rimani aggiornato sulle nostre pubblicazioni!
So che con questi discorsi, perifrasi, pennuti e voli pindarici vi ho trainato da un’altra parte, so che quello che sto per scrivere potrebbe sembrare un cambio d’atmosfera piuttosto brusco, ma dai, in fondo questa è la vita: un attimo prima c’è il sole, un secondo dopo la pioggia, un istante prima ridi, quello dopo rifletti. Quindi, cosa vi sembra di vedere in questa foto? Piante che crescono in un prato? O su un pendio scosceso?
Si, sembrano pianticelle che stanno crescono su un pendio….ma se ci allontaniamo un po’…
…scopriamo che non é né un prato né un pendio, bensì un tronco d’albero ormai morto. Può sembrare qualcosa di assolutamente “normale”, eppure, trovandomici di fronte, l’ho contemplato in silenzio ed ho capito che mi trovavo di fronte a un grande insegnamento. Ho lasciato fermare i pensieri per ascoltare meglio la grande saggezza che questa scena mi stava comunicando. Il messaggio, più o meno, lo potrei riassumere così: la natura non spreca, non disperde, sa come riutilizzare e far rivivere le cose e ci insegna come farlo.
In pratica questa immagine riassume gli insegnamenti del corso di Permacultura: tutto si ricicla e si riutilizza, persino un tronco morto può convertirsi in terreno fertile e tornare ad ospitare la vita; ed è pure un’esempio di come riorganizzare gli spazi senza progettarli o, forse, con una progettazione magica che non possiamo comprendere ma solo ammirare. Credo che il detto zen ogni fiocco di neve cade là dove deve cadere, si riferisca proprio a questo…
Inoltre, mentre osservavo l’immagine, ho percepito che noi esseri umani non inventiamo bensì semplicmente prendiamo esempio dalla natura.
Non è forse questo un ottimo esempio di “giardino verticale”?
Non mostra in modo ottimale come si possa riciclare, riutilizzare, riqualificare lo spazio e come avvenga la rigenerazione del suolo?
Recita la canzone “Grandine” dei Marta sui Tubi “l’arte non paga i diritti d’autore alla realtà”, come a dire: la realtà fornisce spunti a cantanti, poeti, artisti, semplicemente mostrandosi com’è, senza volere nulla in cambio. Mi sembra che valga anche in questo caso: nessuno paga il copyright alla natura, che offre gratuitamente le sue splendide idee.
Guardando quell’albero, ho compreso pure che nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma non è solo una formula matematica: la morte è un passaggio tra due aspetti della vita, una sola, unica, grande vita che cambia solo la forma in cui si manifesta. Mentre pensavo a tutto ciò, la guacamaya ha cacciato uno dei suoi urli e mi ha fatto strappato una risata, ricordandomi che niente, neppure questi pensieri, vanno presi troppo sul serio.
Quindi chiudo il ciclo tornando all’inizio: ho tante idee e non so quali raccontare; oggi ne ho raccontate alcune. Presto scriverò di uno splendido libro che ho letto sui rituali degli indigeni dell’Amazzonia. E’ probabile che uno dei prossimi Spiragli racconti proprio di questo libro…magari lo commissiono al mio alter ego scriba.*
Nel frattempo vi abbraccio e vi saluto con l’immagine, ritratta da ancora più lontano, che ha ispirato questo post. Arrivederci al prossimo Spiraglio.
Elvio
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Probabilmente il dilemma viaggiare – o -scrivere va superato trovando un equilibrio tra le due componenti, non ti pare? Viaggiare scrivendo!
il tuo pezzo è divertente e riflessivo allo stesso tempo.
Ti consiglio un altro bel libro Dove comincia il tempo di Petru Popescu sulla scoperta delle scoperte delle vere sorgenti del rio delle amazzoni attraverso un viaggio e un’esperienza di vita reale tra il sogno e l’allucinazione, fino a pervenire alle sorgenti del fiume e al contempo alle origini del tempo.
Ciao, un abbraccio. Phlomis