Secondo post sulla Permacultura! Oggi vi racconto la mia esperienza nel corso di Disegno Permaculturañe che ho frequentato presso la fattoria “El clavelito” a Villavicencio, Colombia.
E’ veramente possibile un mondo migliore? Che domande….ma certo che si!
Questa domanda è indispensabile dopo l’ultimo dedicato alla Permacultura ed all’esperienza vissuta al Proyecto Gaia un bello spazio che si trova nelle grandi regioni dell’interno colombiano.
Se te lo sei perso, eccolo: Visita al Proyecto Gaia – Colombia.
Il corso di Permacultura al “Clavelito”, il viaggio e l’arrivo
Una volta rientrato a Bogotà e preso possesso della mia nuova camera in un appartamento condiviso con Laura e Maria, due simpatiche ragazze colombiane, una traduttrice e l’altra giornalista sentii parlare di un corso di Permacultura nella fattoria El clavelito a Villavincencio a tre ore di viaggio all’oriente di Bogotà.
Puntata la sveglia alle cinque, preparo l’immancabile caffè, mi incammino verso la Calle 26 alla ricerca di un bus per il Terminal de Transporte.
Giunto al Terminal (ancora addormentato) bevo un altro Tinto (caffè americano in versione colombiana) e poi via sul primo autobus per Villavicencio.
Villavicencio è situata a soli 400 metri sopra il livello del mare, rispetto alla fredda Bogotà (2700 di altitudine) ha un clima equatoriale, torrido, umido, pieno di vita (e zanzare).
Arrivato in città ho preso un taxi e mi sono diretto verso la fattoria, ma la corsa è terminata a metà tragitto: poco più avanti i conducenti degli autobus locali erano in sciopero.
La polizia mi sconsigliarmi di passare dato che “sono straniero”, “è pericoloso”, ecc. ma per come conosco la Colombia (e dato quello che il mio istinto mi suggeriva) ho reputato che la situazione non fosse rischiosa. Cosi, dopo un po’ di bonaria, ma testarda, insistenza con uno degli agenti, sono riuscito a farmi caricare da un furgone che mi ha dato un passaggio, fermandosi a due o trecento metri dal luogo della protesta.
Mi incammino e mi rendo conto che la situazione è tesa: urla, grida, minacce, manifestanti da un lato e polizia dall’altro, manganelli in mano.
Ed eccomi lì, zaino in spalla, cuffie in testa e con la classica aria del “faccio finta di niente” che trotterello a lato dei due schieramenti, cercando di non farmi notare. E difatti nessuno mi nota e posso proseguire. Dopo un paio di km di strada, finalmente, arrivo al Clavelito.
All’arrivo, i ragazzi mi hanno accolto con grandi urla e acclamazioni. Stavano facendo un cerchio per giocare, socializzare, una bella pratica che fanno prima di iniziare le attività. Questo tipo di giochi fanno parte della ritualizzazione, una bellissima scoperta (o forse ri-scoperta?) di cui, prima della fine del post, voglio parlare.
Costruzione Orto Sinergico
Ed eccoci al lavoro (io non sto lavorando solo perchè sto in quel momento stavo scattando la foto…non fate illazioni…) La prima parte della giornata prevedeva la costruzione dell’orto a forma di spirale, il quale seguiva i principi dell’agricoltura sinergica: combinare tra loro le piante in modo che possano aiutarsi a vicenda e separare la zona coltivata da quella in cui cammina, per mantenere il suolo soffice e permettere alle radici, e all’acqua, di infiltrarsi liberamente.
Quel giorno fu illuminante per me. Al punto che, giunto in Italia, ho progettato e costruito il mio orto sinergico. A fine Spiraglio, troverai il link!
Purificazione naturale dell’Acqua – il “Circolo dei banani”
Tra gli interessanti sistemi permaculturali già attivi al clavelito c’è un sistema di docce con purificazione dell’acqua grazie alle radici del “circolo di banani”:
Ricordate quello che dicevo della Permacultura? Risparmiare risorse, usarne meno per produrre di piu? Ecco un esempio: al posto di produrre acque grigie inquinanti che vanno ad un depuratore che consuma energia, guardate cosa si sono inventati…
Usano acqua del pozzo (non arriva da nessun acquedotto), la purificano con le radici dei banani, danno da bere agli alberi con le loro (nostre!) docce e gli elementi che si sciolgono nella terra producono banane piu grandi di quelle degli alberi che non stanno vicino alle docce, come si può vedere qui…
Il nobile “Bagno Secco”
L’altra risorsa che utilizzano è il bagno secco, un bagno che non solo non utilizza acqua ma mischiando opportunamente cacca e segatura e lasciando i microrganismi compiere il loro lavoro produce un ottimo concime… di cacca umana! So che state pensando CHE SCHIFO ma…niente affatto!
La separazione di urina da una parte e di feci dall’altra fa si che il bagno non produca odori sgradevoli. Inoltre, dopo alcuni mesi…la cacca si converte in terriccio, scuro, inodore e fertile.
Anche per me l’idea di usare un bagno senz’acqua non è stata semplice (e so che ti sta salendo un brivido lungo la schiena), ma avendolo provato posso assicurare che non c’è niente di sgradevole.
Grazie a una magistrale lezione che ha tenuto Fercho, uno dei fondatori di questo gruppo, nella quale ci ha esortato a superare la “cacca-fobia” sono ora ferrato sull’argomento.
Il bagno secco non spreca acqua, non inquina e non richiede costosi impianti di purificazione. Inoltre in molte città, soprattutto qui in Sud America, gli impianti non esistono e gli escrementi vengono scaricati direttamente nei fiumi e nei mari. Vale la pena ricordare anche che di tutta l’acqua presente sul pianeta solo il 2,5% è acqua dolce e solo l’1% di questa è potabile. Dunque, perchè defecarci dentro? Ma so che molti di voi non vedono l’ora di cambiare argomento, quindi passiamo al tema successivo…
Recupero del suolo e Compost
Sempre di piu sulla faccia della terra ci sono suoli che hanno perso la loro fertilità. Col compostaggio caldo è possibile, a partire da semplice materiale organico, produrre nel giro di poche settimane, una terra miracolosamente fertile.
Eccoci all’opera! Si tratta di creare strati di foglie, legna, “humanaza”…ma tranquilli, si può fare anche con sterco di origine animale (ehm…non animali umani intendo) e terra.
Si soprappongono gli strati praticando un buco nel mezzo affinchè l’aria possa circolare. L’ammasso di elementi organici inizia a produrre calore e dopo soli 20 giorni si ottiene terra pronta per seminare e trapiantare. Non si compra terriccio, non si buttano foglie e sfalci, si produce terra fertile per zone che non lo sono più.
I compagni
In questi campi di lavoro la sera, dopo la cena (vegetariana) ci si ferma a chiacchierare. Tra i miei compagni ci sono due fratelli di Bogotà che hanno deciso di “mollare” la stressante vita cittadina per far rivivere la fattoria dei nonni, rivitalizzando terre che altrimenti sarebbero andate perdute.
David e Rolando, insieme al loro terzo fratello, stanno facendo un importante lavoro di dialogo con i contadini della zona, promuovono lo scambio, il baratto, la mentalità cooperativa e per quanto mi hanno detto, nonostante la difficoltà legata a cambiare le proprie abitudini, i “vicini di campo” non sono indifferenti alle loro proposte, soprattutto da quando il loro fratello ha iniziato gratis a dare lezioni di inglese e francese ai bambini del paese.
La mattina dopo, sveglia alle sei e doccia in mezzo ai banani:
Auto-produzione saponi
Subito dopo colazione e momento di condivisione in cui si decidono le attività della giornata.
Ci si prende un momento per riflettere, e questo fa parte della ritualizzazione cui accennavo prima. La seconda giornata è dedicata alla auto-produzione dei saponi. Abbiamo visto due metodi, uno utilizzando la soda caustica come base per il sapone e l’altro utilizzando glicerina vegetale.
In questo video possiamo vedere la Prof. Carolina che dopo aver mischiato la soda con il grasso vegetale spiega come avviene la reazione:
Ed ecco il risultato del laboratorio: bello, profumato ed ecologico, il mio primo sapone fatto a mano, fatto di glicerina vegetale, olio di cocco ed olii essenziali.
Ritualizzazione
Spesso, nel nostro mondo, le cose che facciamo mancano totalmente di un aspetto “rituale”: andiamo a lavorare, arriviamo, iniziamo. Vogliamo studiare? Prendiamo il libro, studiamo. Abbiamo fame? Cuciniamo, ci sediamo e (magari con la TV accesa) mangiamo.
La permacultura insegna anche a recuperare l’importanza del rituale: qualcosa di molto antico che gli indigeni di questo paese ancora praticano.
Prima di iniziare un’attività, ci si prende un attimo per condividere e ringraziare.
E’ splendido: iniziare le attività dopo aver fatto una ritualizzazione conferisce un’energia distinta; tutto scorre piu fluido, tranquillo, la comunicazione migliora, tutto diventa facile.
Del resto, persino le squadre sportive hanno i loro rituali, che guarda caso spesso avvengono in cerchio, e per quanto si tratti magari solo di gridare uno slogan, credo che questi ci mostrino come i rituali sopravvivano persino nella frenesia contemporanea.
Chi pratica arti marziali o yoga sa che ogni lezione inizia con un saluto o cantando l’Om: sono rituali. A fine post lascerò un link ad uno Spiraglio in cui approfondisco meglio l’argomento dell’importanza del rituale in Occidente.
La Permacultura, oltre a un modo più civile e sostenibile di vivere, rappresenta anche una soluzione alle inquietudini contemporanee: può aiutare concretamente chi non si riconosce nel mondo in cui viviamo. Si può passare dalla attuale visione di competitività e scarsità ad una nuova cooperazione e abbondanza.
E non potrei concludere con la foto che tu, e tutti gli altri lettori, state sicuramente aspettando. Signore e signori, ecco a voi il….bagno secco!
Approfondimenti e link:
Un bel libro per cambiare lavoro e vita l’ho recensito in questo post: Ufficio di scollocamento. Cambiare vita salvando noi stessi e il Pianeta
Un libro dedicato interamente alla Permacultura, con tante esperienze italiane ed internazionali….è questo:
Permacultura per Tutti
Oltre l’agricoltura biologica per curare la Terra e guarire il pianeta
Patrick Whitefield
Compralo su il Giardino dei Libri
Avevo promesso anche un link all’articolo sul mio orto sinergico. Eccolo: Oggi vi presento il mio orto sinergico!
Grazie e…Arrivederci al prossimo Spiraglio.
Elvio
Certo che restiamo in contatto!! Un abbraccio e grazie. 65 Luna