La magica arte del buttarsi, ovvero: come lasciarsi andare e superare le proprie paure
Ovvero, ancora meglio, come imparare a lanciarsi andare quando sentiamo un blocco che ce lo impedisce…
Un caffè in un bar, un giorno come qualsiasi altro, un computer per scrivere, un cane che fa capolino da sotto un tavolo, rumori di cucchiaini e tazzine che sbattono, persone che alzano lo sguardo, mi osservano e magari pensano: “chissà che cosa starà scrivendo?”
Già: che cosa scriverò in questo secondo spiraglio?
È un po’ che me lo sto chiedendo, ma forse l’importante è lasciar fluire le idee, lasciare che emergano così come emergono gli scogli dalla marea: scolpiti dall’acqua, perfetti, eppure, fino ad un attimo prima, invisibili.
Quindi, voglio partire da questa domanda: perché é così difficile lasciarsi andare al nuovo? Forse perché siamo affezionati alla nostra routine? Perché amiamo la comodità? Non vogliamo abbandonare la nostra zona di confort?
chi lascia la via vecchia per la via nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova…
…esiste pure una versione spagnola di questo proverbio, che recita: mejor malo conocido que bueno por conocer: meglio una cosa negativa, ma conosciuta, di una nuova che non conosciamo. Insomma: una versione ancora più estrema di quella italiana. E così, pure per mem intraprendere questa avventura del blog è un passo verso qualcosa di nuovo, di ignoto, è una via nuova, non è qualcosa di “conocido”, è qualcosa “por conocer”.
Prima del Primo Spiraglio ho iniziato tante volte a scrivere, poi smettevo, cancellavo tutto, ci riprovavo. Alla fine ce l’ho fatta. Ed ora, eccomi di nuovo qua. E scusatemi se ci giro intorno, se condivido con voi le mie difficoltà. Ma forse, se state leggendo queste parole è perché pure voi avete, da qualche parte negli angoli più remoti della vostra mente (e del vostro cuore) un progetto, un’idea, qualcosa che volete realizzare e non avete ancora realizzato.
Quindi… come si fa?
La soluzione, credo, sta nella magica arte del buttarsi.
Ma prima di proseguire rubo solo un secondo del tuo tempo e se questo post ti sta piacendo…ti chiedo di dargli un mi piace, a te costa solo un click…ma per me è molto importante. Grazie.
Quando ero piccolo, avevo paura di tuffarmi.
I miei mi spingevano a frequentare corsi di nuoto (per me noiosissimi…) e il mio terrore più grande erano quei maledetti ultimi dieci minuti in cui c’erano i tuffi.
L’istruttore si chiamava Marco. Era bravo, non mi forzava. Così, dopo un po’ di volte in cui tutti si tuffavano ed io rimanevo a bordo vasca, ci provai. Ma solo raggiunto il bordo mi resi conto che mi sarei dovuto lanciare per davvero. Cercavo di avere coraggio, ma non ci fu niente da fare. Non ci riuscii ed andai via piangendo, deciso a convincere i miei a non portarmi mai più a nuoto.
Ma quando tutto sembrava ormai perduto, Marco mi raggiunse negli spogliatoi e mi disse alcune semplici e fondamentali parole che non dimenticai mai: più ci pensi, più sarà difficile. Buttati e basta.
Così difficile, così facile. E La volta successiva mi buttai.
Un attimo prima ero a bordo vasca, un attimo dopo le mie braccia si infilavano trionfalmente nell’acqua, poi la testa e poi tutto il mio corpo di bambino di sei anni raggiante di gioia. Bastò un solo tuffo a far superare la paura.
Ogni tanto mi ritorna, poi penso alle parole di Marco e mi lancio. E vedo che lo stesso succede in tutto il resto: nel lavoro, in amicizia, in amore e persino con il blog. Intraprendo o meno questa nuova attività? Rivolgo o no la parola a questa ragazza che mi attira? Lo faccio o non lo faccio? Più ci penso, più diventa difficile.
E quindi eccola ancora, applicata a questo post, la lezione: non ci penso! Scrivo e basta! Ho iniziato dicendo che non sapevo cosa scrivere…eppure, buttandomi, le cose sono venute da sole. Non so se belle o brutte, utili o meno utili, fatto sta che il secondo articolo, che per tanti giorni sembrava quasi impossibile ora è già quasi finito.
Non importa quanto ancora ti sembri incompleta la tua idea, il tuo progetto, il tuo sogno. Sicuramente dentro di te ci sono già molte cose splendenti di luce che non riesci a vedere. Forse se leggi queste parole è perché, come me, inizi a intravedere qualche spiraglio della loro luce.
In fondo, si tratta solo di superare la paura, la paura non è di granito, non è indistruttibile…è casomai più simile al ghiaccio, magari dura, ma pronta a sciogliersi. Eh già…in fondo…si tratta solo di esercitare la magica arte del buttarsi.
Grazie per avermi letto, e arrivederci al prossimo spiraglio.
Ah, a proposito del buttarsi…questo qui sotto sono io, sulle Dolomiti Lucane, in Basilicata, un bel volo di un paio di km sospeso nel vuoto. Come dire…alla fine ce l’ho fatta a buttarmi 🙂
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Un blog è un viaggio da compiere insieme.
E se vuoi proseguire la lettura col terzo spiraglio lo trovi qui: Intermezzo (sorella notte)
Grazie.
Eh già..com’è difficile buttarsi..lo dice una che il famigerato tuffo dal trampolino non l’ha mai fatto – e curiosamente anch’io avevo 6 anni, ma in piscina smisi di andarci – e che ancora oggi continua a tergiversare prima di lanciarsi da qualche trampolino, più o meno figurato che sia. Poi ogni tanto capitano quei momenti in cui buttarsi sembra così naturale che uno semplicemente si lascia andare.. la magia degli inizi: uno spiraglio di luce, appunto. Poi bisogna avere il coraggio e l’impegno per tenerla accesa quella luce, ma questo è un altro.. “spiraglio”, immagino 😉
grazie
Già….l’arte del tuffo …per tuffarsi ci vuole coraggio ma il coraggio si allena come la pazienza la tenacia l’amore…per mancanza di coraggio si va avanti per una strada che non ci appartiene che ci fa pure soffrire non scorgendo che dietro l’angolo ci sono altre mille possibilità che ci attendono…
…e questa grande paura che di solito si dissolve nel magico istante in cui spicchiamo il volo…e che quindi forse non era la paura del volo, bensì di come noi lo immaginavamo. Concordo con te…mille e forse persino infinite possibilità ci stanno attendendo, già ora, già adesso. Un abbraccio.
sono d’accordo nel buttarsi ma con attenzione, non fidarti di tutte le persone che incontri, non fidarti delle apparenze, per mia esperienza ho constatato che le nostre due culture quella occidentale e quella sudamericana sono molto diverse, non sto giudicando nessuno, ma il modo di ragionare è diverso e a volte per me è stato molto difficile distinguere il bene dal male. Per mia fortuna ho incontrate molte più persone buone che cattive,ciao
Mia cara, io credo che esista un’unica sola grande cultura che è quella umana : oltre le apparenze siamo molto simili nel modo in cui nascono e si esprimono le emozioni, i pensieri, in come reagiamo, nelle cose che desideriamo e in quelle che temiamo, tutt’al più può cambiare la forma, mai la sostanza. Distinguere il bene dal male non è facile a nessuna latitudine, ma stai a noi discernere chi e cosa abbiamo di fronte (e più spesso, dentro).
Comunque il “buttarsi” di questo post non è tanto riferito a lasciarsi andare o meno alle altre persone, ma più a superare i nostri limiti e le nostre paure…molto spesso gli ostacoli più grandi non provengono dagli altri, ma da noi stessi….
Ciao, non intendevo giudicare nessuna cultura o dire che una è superiore all’altra, ma mi sono accadute cose in cui non ho saputo distinguere le persone buone dalle cattive perchè disorientata dal loro modo di fare, diverso dal nostro, le mie pietre di paragone per giudicare il bene e il male erano saltate e ciò mi ha precipitato in una specie di derealizzazione, in cui dentro di me non distinguevo più il bene dal male, se vuoi leggermi lo spiego in Il mio vicolo cieco, e di ciò ho avuto molta paura, perchè se arrivi a questo stadio non puoi difenderti e tutto è possibile. In Brasile la vita umana non ha valore, anche in Italia certo ma lì di più. Mi è successo in Brasile una cosa poco gradevole dopo 10 anni che vi viaggiavo e l’anno scorso io non ho avuto la forza per tornarvi nonostante l’amore che provo per questo paese e la sua gente. Io spero di essermi spiegata, non vi è in me nessun senso di superiorità.
I limiti sono dentro di noi, è vero, ma occorre essere ben preparati per affrontare il mondo altrimenti il mondo ti schiaccia.
Io ti seguo con molto interesse e ti sostengo con il pensiero nel tuo Viaggio personale.
Mi dispiace molto per questa tua disavventura, forse le esperienze negative hanno anche la funzione di farci cogliere quanto di bello di sia in quelle di segno opposto. Ti mando un abbraccio!
infatti è stato così, dopo le due disavventure di assalto fisico e poi morale, che è stata peggiore, abbiamo potuto vedere gli amici veri o le persone che ci volevano bene, anche se magari potevano offrirsi solo un pasto o imprestarci dei soldi, (ci avevano rubato la carta di credito), e queste persone sono state tante e ci sono stati piccoli gesti, come Jair che ci regalò la maglietta che il figlio gli aveva donato, (ne parlo in partenze e addii), piccoli o se vuoi grandi gesti che ci hanno commosso. In generale chi è un amico? E’ quello che per quanto può, che sia offrirti un succo che prestarti dei soldi per pagare un aereo, si espone per te, che non dice solo parole ma agisce in tuo favore, ognuno per quello che può.
ti ringrazio.
ti mando un abbraccio anch’io, dove sei ? sto pensando se venire in Bahia entro i prossimi due mesi ma non sono sicura.ciao